Russia, patto Putin-Medvedev crea assetto politico stabile

Dal congresso di Russia Unita, la formazione politica del premier russo Vladimir Putin e del presidente russo Dmitri Medvedev, è uscito un patto che sancirà il futuro della vita politica e istituzionale della Russia, fino a un arco temporale dei prossimi 25 anni, salvo che non accada qualcosa di clamoroso. E’ stato ratificato nei fatti l’accordo che già aleggiava sin dal 2008, quando Putin dovette smettere i panni del capo del Cremlino, a causa dei limiti costituzionali di due mandati consecutivi, per indossare quelli del premier. Medvedev ha sostituito l’amico in questi quattro anni, ma adesso è stato ufficializzato lo scambio di ruoli che dovrebbe avvenire entro i prossimi 6 mesi, in seguito alle elezioni politiche del 4 dicembre e presidenziali di marzo. Putin correrà per il Cremlino, mentre Medvedev sarà il nuovo premier. Ovviamente se entrambi vinceranno le elezioni, il che è un dettaglio, data la popolarità della coppia politica più potente di Russia.

Grazie a una riforma costituzionale, che ha allungato il mandato fino a 6 anni, dagli attuali quattro, Putin potrebbe così restare al Cremlino fino al 2018 e ricandidarsi, restando presidente fino al 2024. A quel punto, se il patto dovesse continuare, Medvedev potrebbe candidarsi al suo posto, facendosi eleggere nel 2024 fino al 2030 e poi sperare nella rielezione fino al 2036. Detto in altri termini, l’accordo di questo fine settimana sancisce l’assetto politico-istituzionale della Russia per il prossimo quarto di secolo e ciò è un dato di fatto di cui le diplomazie straniere dovranno tenere conto, piaccia o meno.

La già influentissima coppia plasmerà a proprio piacimento la politica e la società russa, sebbene le differenze tra i due siano a volte evidenti. Putin punta a uno stile di governo deciso e inflessibile, poco ortodosso e per nulla incline al compiacimento delle cancellerie occidentali. Medvedev, al contrario, più volte si è espresso in favore del libero mercato, della necessità di riforme contro l’invadenza dello stato negli affari dell’economia, per una lotta serrata alla corruzione e per una maggiore legalità.

Intanto l’attuale ministro delle finanze Aleksey Kudrin ha annunciato di non volere fare parte della prossima squadra di governo guidata da Medvedev a causa di dissidi sulla politica economica. Kudrin, in particolare, è contrario all’aumento delle spese militari, che non consentirebbe alla Russia di ridurre il deficit, anche in presenza di prezzi alti del greggio.

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