La scorsa settimana, la Federal Reserve aveva annunciato il programma Twist, che consiste nello scambio con il Tesoro americano di titoli a breve scadenza con titoli a scadenze più lunghe, in modo da abbassare i tassi a lungo, per potere spostare gli investimenti privati dal settore pubblico al privato e verso il breve e medio termine.
Dopo qualche seduta positiva, gli indici sono tornati in rosso pure a Wall Street, creando la consapevolezza tra gli operatori che adesso non ci si potrà attendere nient’altro di meglio dalla Fed, la quale sembra così avere già utilizzato tutte le sue armi a disposizione. I tassi sono a zero da oltre due anni e lo rimarranno fino al 2013. Non per questo c’è aria di crescita, ma anzi gli indicatori economici USA sono tutti in peggioramento, con il pil in fortissimo rallentamento, l’occupazione al palo e il mercato immobiliare sempre flebile.
La politica monetaria dell’accoppiata Obama-Bernanke ha fallito e non c’è molto da gioire. La crisi del modello Fed potrebbe avere incagliato l’intera economia occidentale in quella che gli economisti definiscono da anni la “sindrome nipponica o giapponese”, ossia un’economia caratterizzata da bassa crescita e bassi tassi.
La stessa Germania, considerata la locomotiva europea, chiuderà sì il 2011 con una crescita sostenuta al 2,9%, ma grazie al versante delle esportazioni e comunque tale crescita sarà destinata ad esaurirsi vistosamente l’anno prossimo. E ciò, nonostante i tassi decennali sui suoi bond siano ormai al minimo storico dell’1,60%. Chi oggi chiede alla BCE di inseguire la Fed, riabbassando i tassi, forse non ha chiaro che il fronte monetario non salverà l’Occidente dalla crisi, ma anzi lo spingerà con maggiore velocità nel burrone.