Pubblicata lista politici gay: scoppia la polemica

Realtà o bufala? La lista dei politici omosessuali non dichiarati e omofobi pubblicata oggi sul web scatena le polemiche e divide anche il mondo gay tra favorevoli e contrari. Dieci i nomi pubblicati al momento, tra cui anche un ministro e un presidente di Regione: ma a tenere banco sono le polemiche che hanno fatto seguito alla prima operazione di web-outing in Italia, messa in atto da un gruppo anonimo che probabilmente risiede all’estero.

Parla di “bufala, cinica e violenta” e di “diffamazione gratuita” il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna: “Il ricorso all’idea di lista riporta alla nostra memoria orrori del passato che non si ripeteranno. Tutti coloro che si battono per il rispetto degli omosessuali e dei loro diritti, oggi condannano questa iniziativa che è da ritenere discriminatoria, sbagliata e controproducente: utilizzare il presunto orientamento sessuale come strumento politico è una bassezza”.

Contro l’operazione di outing si schiera anche il presidente dell’Arcigay, Paolo Patanè che bolla l’operazione come una “pagina da operetta” e afferma che “siamo oltre la valutazione dello strumento outing” e ci troviamo “di fronte ad un miserevole rigagnolo di pettegolezzi senza fondamento preciso che finisce per ingannare le aspettative delle persone, la loro rabbia e la sofferenza per la mancanza di diritti”. Per Patanè, un’operazione del genere ha solo il valore del “ridicolo della sua inconsistenza e il cinismo con cui ha giocato sulla stanchezza delle persone lgtb”.

Contrario alla lista anche Franco Grillini dell’Italia dei Valori che parla di violazione della privacy da condannare “anche se, in alcuni casi, si tratta di omofobi patentati che fanno una politica incoerente nei confronti della propria identità”. Grillini rimarca proprio questo aspetto, parlando di nota positiva nella vicenda per  il fatto che permette di riflettere “sull’enorme ipocrisia di molte persone che sono al potere e che sostengono una politica omofoba e clericale, opponendosi all’affermazione dei diritti civili, andando poi nel privato a combinarne di tutti i colori, come fa il presidente del Consiglio. In un paese normale – conclude Grillini -,  con un normale standard democratico, queste persone sarebbero costrette immediatamente alle dimissioni. Ma, si sa, l’Italia non è un paese normale”

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