Berlusconi ai ferri corti con Tremonti, presto cabina di regia

Votanti: 617. Maggioranza: 609. Hanno votato sì: 612. No: 607. La Camera approva. E’ questo l’esito del voto sul deputato Marco Milanese, di cui la Procura di Napoli chiedeva l’arresto. La Camera dei Deputati ha ieri respinto la richiesta, approvando il voto di diniego già avvenuto in Giunta per le autorizzazioni a procedere. Dunque la maggioranza ce l’ha fatta e i soliti gufi sono stati smentiti. E quel che più importa è che i risultati di questo voto confermano che nessuno tra le fila dell’opposizione avrà votato contro l’arresto, quindi i voti per negare la richiesta della Procura sono stati compattamente della maggioranza. Anche l’UDC, infatti, così come con il caso Papa, ha voluto adeguarsi al resto delle opposizioni, tentata di dare la spallata al governo. L’esito della votazione ieri ha certamente rinvigorito l’umore del premier, il quale, tuttavia, si attendeva uno scarto maggiore in favore di Milanese.

Ma il vero “vulnus” c’è stato in altro ambito: era assente il superministro dell’economia, Giulio Tremonti, nonchè amico fidatissimo di Milanese, che è stato per un decennio stretto suo collaboratore in via XX Settembre. Pare che lo stesso Milanese, nel notare l’assenza del suo (ex?) amico, abbia commentato: “Sono schifato!”. E commenti negativi sulla fuga di Tremonti dal voto giungono da tutta la maggioranza. Antonio Martino (PDL) giudica quello di Tremonti “un gesto inelegante”. Ed è l’espressione più moderata che viene rivolta al responsabile delle finanze, dai banchi della maggioranza.

Tremonti, infatti, ha preferito darsi a gambe, partendo alla volta di Washington ma, come dirà il premier, avrebbe potuto prendere un aereo di stato un’ora dopo, mentre ha preferito partire con un volo di linea alle 11.10. Insomma, non ha voluto metterci la faccia. L’ennesima conferma delle qualità umane del personaggio, che hanno fatto irritare letteralmente tutto il governo.

Una breve riunione tra il premier e alcuni deputati del suo partito è stata l’occasione per parlare della cosiddetta “cabina di regia“, ossia una sorta di gruppo di lavoro che dovrebbe accompagnare il lavoro di Tremonti. Un modo soft per parlare di commissariamento di un ministro che oggi nessuno realmente vuole dentro il governo e che sta diventando fonte di grane all’interno della maggioranza.

Finchè ci sarà Tremonti, ieri qualcuno diceva al premier, non ci sarà mai un provvedimento sulla crescita, certamente non concordato. La via del tramonto per Tremonti sembra segnata.

 

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