Alla sessione dell’ONU di quest’anno partecipa anche il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, il quale come ogni anno sfrutta la vasta platea diplomatica e il risalto mediatico internazionale al fine di propagandare le proprie posizioni e di creare scompiglio tra le nazioni occidentali. Che Ahmadinejad sia un provocatore lo abbiamo già capito tutti da anni. Ma restano inaccettabili alcune sue esternazioni che non divertono proprio nessuno. E così ieri il capo di stato di Teheran ha contestato l’uccisione del capo del terrore Osama bin Laden, il quale avrebbe avuto, a suo dire, diritto a un processo e messe in dubbio la sua responsabilità degli attacchi alle Torri Gemelle. Lo scorso anno, infatti, era stato lo stesso Ahmadinejad ad avere raggelato le diplomazie dell’ONU, parlando di attacchi programmati dagli stessi USA per scatenare la propria ambizione imperialista.
E sulla scia delle farneticazioni di un anno fa, egli ha continuato a contestare la politica americana, che imporrebbe in Europa un’occupazione militare in stati come l’Italia, Germania, Regno Unito, Portogallo.
Ma quando ha contestato il blitz anti-bin Laden, le delegazioni occidentali, Italia compresa, hanno lasciato l’aula in forma di protesta. I toni sono stati di disprezzo anche nei confronti dell’arci-nemico di Teheran e del regime dell’ayattolah, Israele. Ha proseguito la retorica anti-Olocausto che da anni persegue in modo ostinato, sostenendo la mancanza di prove storiche sullo sterminio degli ebrei, che sarebbe stato montato ad arte per dare vita a una politica di occupazione delle terre in Palestina da parte degli ebrei.
E dopo lo “show”, che mira a ottenere risalto soprattutto nella società araba, puntando alle masse mussulmane, non è stata meno odiosa la dichiarazione di Ahmadinejad rilasciata a una giornalista del New York Times per cui la ragazza uccisa l’anno scorso, durante le contestazioni dell’Onda Verde contro la sua rielezione, sarebbe stato il frutto di un complotto ordito da suoi amici della Bbc, che avrebbero così creato uno scoop mondiale, uccidendo di proposito la povera ragazza e poi addossando la responsabilità al regime.
Provocazioni su provocazioni, dunque, che hanno il gusto di una sceneggiata ricorrente che non fa che concentrare l’attenzione sul suo personaggio. E sarà anche un modo per esorcizzare i timori di uno spodestamento dal suo potere, data la rotta di collisione tra il “neo-moderatismo” del capo dello stato e l’assolutismo religioso dell’ayatollah Khameini.