Ipocrisia, tanta ipocrisia circonda la stampa e i media della sinistra italiana, sempre attentissimi a denunciare i vizi e le immoralità altrui, ma molto indulgenti verso quanto accade tra i propri uomini. E già un paio di mesi fa, l’ipocrisia della sinistra, specie del Partito Democratico, era venuta fuori con il caso Tedesco, il senatore ex PD salvato dai voti dei suoi stessi compagni di partito dalla richiesta di arresti domiciliari, negli stessi minuti in cui alla Camera veniva crocefisso il deputato PDL Papa, spedito direttamente in carcere. Sinistra forcaiola e giustizialista con altri, benevola con se stessa. Per non parlare del caso Penati, con l’ex presidente della provincia di Milano, la cui innocenza viene salvaguardata fino a prova contraria, mentre così non accade con gli avversari politici. Ma negli ultimissimi giorni, altri due fatti sollevano la foglia di fico della sinistra post-berlingueriana della superiorità morale e riguardano, in particolare, l’alleato del PD, Tonino Di Pietro.
Due giorni fa, a Termoli, in Molise, metà partito si è sollevato e ha sbattuto la porta contro la decisione dell’Idv (di Antonio Di Pietro) di candidare alla regione un altro Di Pietro, Cristiano, figlio del più celebre padre-padrone dei forcaioli italiani. E se i dirigenti del partito parlano apertamente di favoritismi indegni, padre e figlio non si scompongono: Cristiano ha fatto la gavetta, ha affisso manifesti, si è già candidato alla provincia, quindi la candidatura se l’è meritata; non parlate di un “Trota-bis”, espressione con cui si designa in modo irriverente il figlio del Senatùr Umberto Bossi, candidatosi alla Regione Lombardia e che ha vinto lo scorso anno. Per il figlio di Bossi si parlò di familismo, mentre Cristiano i “voti li dovrà cercare”. Certo, così come il Trota, che fu eletto con le preferenze. Ma riguardando il figlio di Di Pietro, il discorso cambia.
E che dire poi del ritorno in politica dell’ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, per intenderci quello di coca e trans? Non vale per lui la questione morale, che è, invece, dirimente per il premier. Non vale il fatto che abbia utilizzato l’auto blu per andare a trans, piuttosto che per pubbliche funzioni. E così l’ex governatore ha presenziato al dibattito dell’Idv a Piazza Risorgimento a Roma, in cui ha discusso con l’altro ospite, Francesco Storace, di politiche regionali. Si parla di un “flirt” politico con Di Pietro al fine di rientrare in politica, facendo un danno e un dispetto al suo ormai ex partito, il PD, reo di non averlo difeso all’epoca dello scandalo.
Importerà poco a Di Pietro che la trans coinvolta nello scandalo finì stranamente bruciata viva nella sua abitazione. Non si osi dire che c’entri la politica. Solo se si fosse trattato di Berlusconi.