Il presidente della Federal Reserve di Chicago, membro votante della FMCO, il comitato federale che raggruppa i governatori Fed locali, ha dichiarato senza alcun indugio che l’economia americana si trova in una situazione non diversa da quella che non è ancora uscita dalla recessione. L’analisi di Charles Evans prende spunto dai dati macroeconomici, come i bassi consumi interni, il flebile mercato immobiliare e l’alto tasso di disoccupazione.
Per questo, Evans suggerisce alla Fed di prendere in considerazione una politica più accomodante, perchè in questo modo essa non starebbe attuando la sua azione nella direzione di una riduzione del tasso di disoccupazione.
La Federal Reserve, infatti, a differenza della BCE, è responsabile sia del contenimento dei prezzi che della piena occupazione. Per questo, aggiunge Evans, tenere la disoccupazione al 9%, cioè di almeno tre punti sopra l’obiettivo, sarebbe come tenere un’inflazione al 5%, contro il target del 2%. Detto in parole povere, il presidente della Fed di Chicago ritiene che inflazione e disoccupazione debbano essere trattati allo stesso modo, non temendo gli effetti di un’impennata dei prezzi, come molti al contrario pronosticano, nel caso venisse adottato un terzo programma di accomodamento monetario, il QE3.
Le pressioni di Evans sul board centrale della Fed saranno contrastate, tuttavia, da un’opinione abbastanza diffusa tra i policymakers, i quali sostengono che i tassi attuali (pari a zero) siano già più che sufficienti e che dal versante monetario non debba più essere fatto alcunchè nel senso più espansivo.
Poche settimane fa, anzi, il candidato Repubblicano alle primarie per le presidenziali, il governatore texano Rick Perry, aveva definito il governatore della Fed, Ben Bernanke, un criminale per la sua politica di stampare dollari contro la crisi.