Iran, Khamenei attacca Occidente e parla ai rivoltosi mussulmani

La suprema guida spirituale dell’Iran, l’ayatollah Khameini, ieri ha parlato davanti a una platea di 500 esperti di islam, provenienti da 80 stati del pianeta. Un discorso, il suo, un pò insolito, sebbene ricalchi la retorica propagandistica anti-occidentale. L’ayatollah ha invitato i mussulmani a diffidare di “regimi criminali” come USA, la Nato, la Gran Bretagna, la Francia e l’Italia. Proprio questo rende insolito il discorso della guida spirituale iraniana, l’avere inserito tra i nemici anche stati come l’Italia, oltre alla Francia, con cui Teheran ha solidi rapporti commerciali e storicamente molto buoni sul fronte diplomatico.

Ma forse ieri c’era poco spazio per la diplomazia. Khameini è preoccupato, così come lo è tutto il regime di Teheran. Da un paio di anni, infatti, il Paese è attraversato da manifestazioni continue di dissenso, che a fine 2009, in occasione della rielezione del presidente Ahmadinejad, di dubbia legittimità, ha preso le sembianze della cosiddetta Onda Verde.

Repressa nel sangue, la protesta oggi continua in forme diverse, ma non per questo meno temute dal regime. Pistole spruzza-acqua, pallonicini lanciati in aria, tutto grazie ad appuntamenti concordati su Facebook. Gli arresti di giovani e giovanissimi sono incessanti e acuiscono gli scontri interni al sistema politico iraniano, con le ben note diatribe tra lo stesso ayatollah, detentore autentico dei principi della Rivoluzione islamica del 1979, e il presidente Ahmadinejad, più aperturista verso i manifestanti e lo stesso Occidente.

Ieri, poi, Khameini ha lanciato un appello accorato a tutti i protagonisti delle primavere arabe. Ha consigliato loro di non farsi imporre modelli dall’Occidente, ma di seguire i principi islamici e Allah. Parlando, ad esempio, della Libia, egli ha affermato che senza le truppe della Nato, il popolo si sarebbe sbarazzato solo “più tardi” di Gheddafi, ma almeno lo avrebbe fatto senza le perdite irreparabili che queste hanno provocato.

E questo appello tradisce i timori di Teheran di perdere progressivamente appeal nel mondo arabo, specie dopo le repressioni sanguinarie del regime siriano, notoriamente vicinissimo a Teheran. E c’è poi in agguato quell’Erdogan, il primo ministro turco, che sta tentando di esportare nel mondo arabo un modello di stato laico di cultura islamica, che rappresenta la minaccia più grande per lo spirito della Rivoluzione del ’79.

 

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