La Regina potrebbe affidare oggi stesso a Helle Thorning-Schmidt l’incarico di formare il nuovo governo. Da poche ore, infatti, il premier uscente Lars Loekke Rasmussen si è dimesso e ciò apre la via all’investitura in favore della prima donna primo ministro nella storia danese. Sarà un esecutivo sorretto da una maggioranza di centro-sinistra, ma le difficoltà sono parse subito molto ardue. Il paradosso della “vittoria” di Helle è che la 44enne leader dei socialdemocratici consegue il peggiore risultato nella storia del suo partito dal 1903. Anche l’altro partito alleato della Schmidt, i Popolari Socialisti, una sorta di formazione di sinistra, ma con programmi che guardano anche al centro, ha subito un ridimensionamento.
La vittoria del centro-sinistra si deve solo alla modesta affermazione del blocco rosso-verde, che adesso però condizionerà le trattative per la formazione del governo e il guaio per il nuovo premier è che i punti su cui dovrebbero convergere i partiti della coalizione sono davvero pochi. Questo renderà difficile non tanto e solo la composizione dell’esecutivo, quanto la reale efficacia della nuova azione di governo e la compattezza della nuova maggioranza. Oltre tutto, i numeri sono quelli che sono. Alla fine, la Schmidt potrà contare su 91 deputati contro 88 dell’opposizione. Un nonnulla di differenza, che rischia di precipitare la Danimarca nella paralisi. Difficile governare con forza, quando il partito principale della maggioranza non è nemmeno la prima formazione del Paese e gode del peggiore momento dalla data di nascita.
Ci sono poi i proclami che la Schmidt ha fatto in campagna elettorale, di dubbia realizzazione. Ad esempio, sono state promesse nuove tasse sui ricchi per finanziare scuola e sanità. E’ stato chiesto a ciascun danese di dedicare 12 minuti al giorno per il proprio Paese, una sorta di pausa-caffè dedicata alla Danimarca. Ma con i caffè non si crea il pil e la tassazione sui ricchi sembra più un palliativo ideologico che una misura efficace ed effettivamente realizzabile.
Centristi e sinistra radicale chiedono esattamente cose contrapposte per fare parte della maggioranza. Alla fine, molto probabilmente vi entreranno entrambe le parti, ma c’è la sensazione che si tratti di un’esperienza di breve durata. Impensabile che nel Nord Europa i governi tirino a campare.