Aumento Iva: stangata su vini e bevande

A partire dalla giornata di ieri, sabato 17 settembre del 2011, è entrato in vigore l’aumento dell’aliquota Iva ordinaria, che passa dal 20% al 21%. Sebbene molti generi alimentari siano esclusi da tale aumento, in quanto vengono applicate le aliquote ridotte, pur tuttavia molti prodotti di uso quotidiano costeranno di più, dal vino alla birra e passando per i succhi di frutta, le acque minerali e, tra l’altro, anche il tè e le bevande a base di vino. A farlo presente nei giorni scorsi è stata la Federalimentare che, di conseguenza, ritiene che l’aumento dell’Iva contribuirà purtroppo a deprimere ancora di più i consumi nel nostro Paese.

Quelli elencati, infatti, non si può dire che siano dei prodotti alimentari di lusso, ragion per cui l’aumento dell’Iva comporterà in sostanza nuovi sacrifici a carico di tutte le famiglie italiane. Secondo il Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, per evitare il rischio di un’ulteriore contrazione dei consumi, è necessario che a fronte dell’aumento dell’Iva venga abbassato il carico fiscale sia sul lavoro, sia sulle imprese.

Altrimenti da un lato lo Stato fa cassa per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, e dall’altro si rischia di soffocare sul nascere ogni prospettiva di rilancio. Anche la Confesercenti boccia l’aumento dell’Iva, sottolineando come da un lato il provvedimento sia stato definito come inevitabile, ma che dall’altro, invece, mette in evidenza come trattasi di una scelta di una politica fiscale sbagliata legata anche al fatto che con la manovra nella realtà la spesa pubblica non è stata realmente contenuta così come si sarebbe dovuto fare.

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