Vertice tra il premier Silvio Berlusconi e il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Oggetto ufficiale dell’incontro è stata la valutazione delle misure che la Banca d’Italia intende eseguire, in base a quello che è stato deciso dalle banche centrali più importanti del pianeta, a sostegno della liquidità a favore del sistema creditizio.
Ma è molto probabile, anzi, quasi certo, che il faccia a faccia di ieri sia servito a entrambi per parlare del futuro imminente di Palazzo Koch. A fine ottobre, infatti, Draghi dovrà dimettersi da governatore di Bankitalia, per assumere il ruolo difficile di presidente della BCE. Il suo nuovo mandato europeo inizierà il primo giorno di novembre, per cui manca un mese e mezzo per scegliere il successore.
La scelta di questi mesi è stata tra Saccomanni e Vittorio Grilli, quest’ultimo direttore generale del Tesoro, vicinissimo a Tremonti. Ma il ministro dell’economia è molto indebolito, a causa di vicende giudiziarie che lo stanno sfiorando con il caso Milanese e soprattutto per via della rivolta di tutta la maggioranza contro la super-manovra di tasse, di cui Tremonti è il padre e unico responsabile.
Per questo, il premier è oggi nelle condizioni di “sfruttare” la congiuntura politica e finanziaria, per decidersi in favore di Saccomanni, le cui quotazioni sono di fatto impennatesi. Vanta anche il rapporto solido di amicizia personale e lavorativo con Draghi, che si è speso in suo favore. E il premier ha anche intenzione di lanciare un messaggio di rassicurazione ai mercati, offrendo alla guida di Bankitalia un uomo vicinissimo al nuovo governatore della BCE.