Referendum legge elettorale, dal Porcellum a rischio di altro “schifellum”

C’è ancora tempo per firmare il referendum per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale, presentato dai partiti di sinistra, Idv in testa, ma poi anche da parte del PD, per porre fine a quello che fu prontamente definito il “porcellum”. La legge elettorale votata dal Parlamento nel 2005, applicata sia per le elezioni politiche del 2006 che per quelle del 2008, prevede un sistema proporzionale sia alla Camera che al Senato, con una soglia di sbarramento del 2% per i partiti coalizzati alla Camera e del 4% per quelli coalizzati al Senato. Per i partiti non coalizzati, invece, lo sbarramento da superare è del 4% alla Camera e dell’8% al Senato. Inoltre, la coalizione che prende più voti alla Camera ottiene automaticamente il 55% dei seggi di Montecitorio, mentre al Senato il discorso è più complesso, perchè i voti delle coalizioni si calcolano regione per regione. Se nella regione X vince una coalizione, questa avrà diritto a non meno del 55% dei seggi di quella stessa regione.

Il guaio più importante di questa legge elettorale è che i deputati e i senatori non vengono scelti dal cittadino, come accade, ad esempio, con il voto amministrativo. Essi sono inseriti in liste bloccate, stilate dalle segreterie dei partiti, e verranno eletti sulla base dell’ordine in cui si trovano. Esempio: se in una regione X, il PDL ha ottenuto 10 seggi per la Camera, verranno eletti i primi dieci nomi che nell’ordine si trovano nella lista dei candidati deputati.

Ora, formalmente questo sistema è tutt’altro che scandaloso, perchè vige in tutti gli stati che adottano il sistema proporzionale, ad eccezione di Grecia e Australia. Tuttavia, il vero nodo è che le liste sono affidate alle segreterie dei partiti, che in Italia non hanno un’organizzazione democratica accettabile, come ad esempio accade all’estero, dove i vertici sono legittimati da congressi e gli stessi candidati che aspirano ad entrare in Parlamento sono selezionati dopo legittimazioni come primarie o congressi locali.

Di fatto, il rischio serio è che con l’abrogazione di questa legge effettivamente scandalosa, con diversi sbarramenti e con una trasparenza zero sulle liste, si torni al vecchio sistema uninominale, con quota proporzionale del 25% alla Camera, che riproporrebbe in toto gli stessi difetti della legge attuale. Primo, perchè i candidati ai collegi vengono catapultati dai partiti senza alcun legame con il territorio e senza una previa legittimazione dalla base. Secondo, perchè la quota proporzionale è anch’essa con liste bloccate e quasi sempre “ripesca” coloro che non sono riusciti a farsi eleggere con mandato diretto nell’uninominale. Passeremmo da una “porcata” a un’altra “schifezza”.

 

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