Una sorpresa. Così si può valutare la decisione dell’agenzia di rating Moody’s, la quale ieri a mercati chiusi, con una nota emessa alle ore 23, quando anche Wall Street aveva finito le proprie operazioni, ha annunciato di avere rinviato il suo giudizio sul debito italiano, che dovrebbe essere emesso entro il mese di ottobre. La mossa di Moody’s è data dalla situazione molto fluida sui mercati e l’agenzia ritiene che sia necessario un supplemento di tempo, per verificare se l’Italia possa ancora godere del rating Aa2 o se debba essere declassata a Aa3 o persino peggio.
L’agenzia aveva posto sotto osservazione i nostri conti pubblici a giugno e ieri era atteso il verdetto dell’analisi, che in genere dura appunto tre mesi. I mercati, tuttavia, non erano in tensione, malgrado ci si attendesse un declassamento. Il motivo è dovuto al fatto che i tassi registrati sui mercati in queste settimane per i bond italiani hanno già scontato un giudizio di declassamento del nostro debito.
In sostanza, è come se i mercati avessero preceduto Moody’s, per cui se dovessimo subire un “downgrade”, non dovremmo assistere ad alcuno scossone. Non è un caso che ieri lo spread BTp-Bund a dieci anni è diminuito a 344 punti base. Un’apparente contraddizione per un Paese che aspetta di essere declassato.
Ad ogni modo, niente è ora scontato. Non è inimmaginabile che Moody’s possa persino confermare il rating Aa2, magari con outlook negativo, qualora l’Italia nel frattempo confermi stabilità politica e fermezza nel risanamento dei conti. La manovra è stata già approvata, per cui servirebbe una qualche sorpresa positiva, magari l’annuncio di privatizzazioni, liberalizzazioni e/o qualche riforma strutturale, per evitare un declassamento annunciato.