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La Lega scalpita, Bossi dubita che il governo arrivi al 2013

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Giuseppe Di Spirito

Umberto Bossi, alla sua prima uscita pubblica dopo l’incidente domestico, ha tenuto un comizio a Paesana nel Cuneese, al culmine della celebre cerimonia dell’ampolla con l’acqua del Po. Sebbene la Lega sia un fin troppo saldo pilastro dell’attuale maggioranza (e di tutte le sue discutibili scelte in materia economica) è sembrato a tratti di sentir parlare il “vecchio” Bossi, che si esibisce in appelli alla secessione e minaccia l’intervento di un fantomatico “esercito padano” che “è presente in tutte le regioni bagnate dal Po. Aspetta che succeda qualcosa, aspetta un lampo per mettersi in cammino”.

I militanti applaudono e lo incitano, ed il Senatur torna a ribadire che la Lega ha difeso le pensioni contro le “ingiuste” misure del governo e denuncia i continui assalti da parte della maggioranza, ma anche l’inerzia della sinistra: “Il mondo è alla rovescia: la sinistra vuole toccare le pensioni ma la Lega dice no. Avevamo tutti contro ma alla fine l’abbiamo spuntata” insiste, mandando in delirio gli spettatori”.

Torna poi la vecchia idea dei “contratti di lavoro territoriali” secondo i quali ci dovrebbe essere “uno stipendio diverso regione per regione” che secondo Bossi sarebbe una rivoluzione che spingerà ad un “grande cambiamento”. In meglio o in peggio? Peccato non poterglielo chiedere. Sulle vicende giudiziarie del premier, l’Umberto scherza sulla capacità di Berlusconi di sfuggire all’interrogatorio dei giudici e ribadisce che a Silvio “Gli piacciono le donne”, come se ormai non si fosse capito. Poi, non si sa con quanta convinzione, attacca le intercettazioni: “Bisogna finirla con intercettare la gente” ma, quando i cronisti gli chiedono se ci saranno misure urgenti, la risposta diplomatica è che “il presidente della Repubblica non vuole”. Il leader del Carroccio conclude il suo intervento, visibilmente provato e con una fasciatura al braccio. Aveva trovato anche la forza di respingere la contestazione dei sindaci piemontesi che hanno protestato contro la manovra accogliendolo con fasce tricolori e l’inno di Mameli. A loro aveva riservato il segno delle corna e l’appellativo “Cornuti”, tornando poi a promettere che si troverà il modo di aiutare i Comuni.

Insomma un Bossi a tratti costruttivo ma che poi si perde nella propaganda e saluta il pubblico gridando: “L’Italia va a picco, l’hanno capito tutti, perciò bisogna preparare qualcosa di alternativo: la Padania!”

A margine del comizio, un discreto assortimento di invettive contro i giornalisti di Panorama, rei di aver pubblicato un articolo critico sulla moglie, Manuela Marrone. “Mia moglie è una brava. Mia moglie non mi fa uscire di casa? Figurati. Sono degli str…” Ma la vera dichiarazione shock è quando Bossi getta ombre sul prosieguo della legislatura “Il governo per ora va avanti, poi vediamo…”. “Fino a al 2013?” lo incalzano i giornalisti. “Mi sembra troppo lontano” risponde enigmatico il Senatur.

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Giuseppe Di Spirito