La Danimarca passa a sinistra dopo dieci anni di dominio di governi di centro-destra. La coalizione di centro-sinistra, guidata dalla bella 44enne Helle Thorning-Schmidt, si è aggiudicata 89 seggi su 179, contro gli 86 della coalizione di centro-destra. Dei restanti quattro seggi, appartenenti a Groenlandia e isole Far Oer, due andrebbero alla coalizione della Schmidt e due all’opposizione di centro-destra. In totale, quindi, si dovrebbe avere a Copenaghen un Parlamento dove la coalizione di maggioranza guiderà un governo con soli 91 seggi contro 88 delle opposizioni.
Uno scarto esiguo, che renderà problematico governare, anche in considerazione della composita maggioranza e di come sono andate le elezioni. Sì, perchè il paradosso di questo test elettorale è che il principale partito della maggioranza, i socialdemocratici di Schmidt, ha perso voti rispetto alle precedenti elezioni e oggi sono secondo partito, con il 25% dei consensi.
Al primo posto, invece, restano i liberali del premier uscente Rasmussen, che addirittura consolida le sue percentuali, raggiungendo il 26%. La vittoria del centro-sinistra, quindi, è data da quello che è successo negli altri partiti. La Schmidt è stata abile nell’allearsi con altre formazioni della sinistra estrema e con l’ala più centrista, ossia con il Partito Popolare Socialista, il Partito Social-liberale e la sinistra radicale rosso-verde. Ma la vittoria dovuta a questa alleanza piuttosto variegata le dovrebbe rendere la vita difficile, in qualità di prima donna premier. Contro di lei giocano i numeri e la chimica politica.
Sul versante di destra, il premier Rasmussen ha compiuto un mezzo miracolo. Fino a un paio di settimane fa, infatti, il suo partito era indietro di diversi punti nei sondaggi, rispetto a quello della Schmidt. Oggi può vantare di essere ancora a capo della formazione politica più importante del Paese. Solo il calo della destra anti-immigrazione gli è costato la cancelleria.
A guardare bene la situazione di Copenaghen, sembra rivivere le elezioni politiche italiane del 2006. Vince una coalizione composita di centro-sinistra, con numeri scarsissimi e senza vantare un partito al primo posto nei consensi e il partito del premier, dato molto in difficoltà, si attesta prima formazione. A questo punto, non resta che sperare (per la Schmidt) che il suo destino politico sia meno travagliato di quello di Prodi, perchè altrimenti non le restano che alcuni mesi di liti infinite con gli alleati.