Spagna, sondaggi danno Popolari in testa di 14 punti

Mancano due mesi alle elezioni politiche anticipate in Spagna. La data delle elezioni era inizialmente prevista per il marzo prossimo, ossia alla scadenza naturale della legislatura di quattro anni, ma i socialisti del premier Luis Zapatero, travolti dalle amministrative di maggio, hanno deciso di anticiparle di quattro mesi, nel tentativo disperato di recuperare qualche consenso grazie alla previsione di un miglioramento del mercato del lavoro durante la stagione estiva, essendo la Spagna una realtà turistica come l’Italia. Ma stando all’ultimo sondaggio, pubblicato sul quotidiano filo-socialista El Pais e condotto dall’istituto Metroscopia, le cose si mettono di male in peggio per i socialisti dello Psoe.

Quando si avvicinano le urne, infatti, il Partito Popolare di Mariano Rajoy sarebbe in testa nei consensi con il 44,8% contro il 30,7% dei rivali Socialisti. Un distacco di oltre quattordici punti percentuali, che consentirebbe al centrodestra del PP di ottenere una maggioranza assoluta dei seggi, con 185 deputati sui 350 totali alla Camera di Madrid. Al partito di Zapatero andrebbero 125 seggi.

Insomma, gli spagnoli si accingerebbero a spostarsi fortemente a destra, così come avevano già fatto anche quattro mesi fa, quando alle elezioni per il rinnovo dei consigli regionali e comunali, i Socialisti avevano ottenuto il più disastroso risultato dal dopo-Franco, con i Popolari che hanno straripato in quella che è stata definita l’onda azzurra. Ma più che un’ombra, la sinistra iberica potrebbe essere travolta da uno tsunami elettorale che li relegherebbe all’opposizione dopo quasi otto anni di governo nazionale sotto la guida ferma di Zapatero, che non si è ricandidato alla ricerca del terzo mandato. Sarà il suo ex ministro dell’interno Rubalcaba a cercare il miracolo, che al momento pare allontanarsi anziché venire in aiuto dello Psoe.

Ma i sondaggi confermerebbero anche la vocazione di fatto bipartitica della Spagna, dato che i primi due partiti otterrebbero l’80% dei consensi, senza terze formazioni in grado di fare da perno tra i due schieramenti e ben 310 seggi su 350. Una lezione, dunque, di maturità dell’elettorato che, pur “indignato” e colmo di rabbia per una crisi drammatica che ha fatto sprofondare l’economia spagnola, non si starebbe disperdendo in mille rivoli inconcludenti e non avrebbe raccolto l’appello degli “indignados” di professione.

 

 

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