Nuovi guai per Berlusconi, il gip chiede il rinvio a giudizio per il caso Unipol-Bnl

Silvio Berlusconi deve essere rinviato a giudizio per concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio: lo ha chiesto il giudice delle indagini preliminari di Milano, Stefania Donadeo, respingendo la richiesta di archiviazione presentata dai pm milanesi nello scorso dicembre. La decisione del gip del Tribunale di Milano fa riferimento alla vicenda delle intercettazioni sul caso Unipol-Bnl pubblicate il 31 dicembre 2005 da Il Giornale.

Oltre al premier il gip ha chiesto l’iscrizione nel registro degli indagati con lo stesso capo di accusa di Maurizio Belpietro, all’epoca direttore del quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, mentre era già indagato il fratello del presidente del Consiglio, Paolo Berlusconi e altre tre persone sono state già condannate

LA VICENDA – L’inchiesta della procura milanese parte dalla pubblicazione su Il Giornale il 31 dicembre 2005 dell‘intercettazione della telefonata intercorsa il 17 luglio 2005 tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, in cui l’attuale sindaco di Torino chiedeva in maniera scherzosa all’amministratore di Unipol, che in quel periodo stava tentando la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro: “Allora, abbiamo una banca?”. All’epoca della pubblicazione però l’intercettazione non era stata ancora depositata agli atti né tantomeno trascritta o riassunta: era semplicemente conservata come file audio nei computer della Guardia di Finanza, in quelli dei pm milanesi che si occupavano delle indagini sulla scalata alla Bnl e in quelli della società che aveva avuto l’incarico di effettuarle, la Research control system. È stato proprio l’amministratore di questa azienda,  Roberto Raffaelli, ad aver portato il file audio a Paolo e Silvio Berlusconi: per tale motivo Raffaelli aveva patteggiamento 20 mesi mentre Fabrizio Favata, l’imprenditore che aveva organizzato l’incontro con i fratelli Berlusconi, era stato condannato a 2 anni e 4 mesi e a risarcire Fassino con 40.000 euro per i danni morali.

LE REAZIONI – Non si fa attendere il commento dell’avvocato del premier Nicolò Ghedini che, come da copione, punta il dito contro la Procura di Milano, da sempre soggetta degli attacchi del presidente del Consiglio e dei suoi fedelissimi: “Dalla Procura di Milano ormai c’è da aspettarsi di tutto. Si tratta di una decisione completamente infondata che oltre tutto non tiene conto di una manifesta incompetenza territoriale”. Si dichiara invece sorpreso Maurizio Belpietro: “È una vicenda di cui non so nulla: ho pubblicato la notizia perché me l’ha passata un collega, del resto, ripeto, non so nulla”.

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