Scommesse, Erodiani torna a parlare

Sbattuto in prima pagina, maltrattato come il peggiore dei banditi. All’inizio della vicenda era considerato come il cervello dell’organizzazione, il regista occulto che decideva su come dovevano essere truccate le partite. Oggi, Massimo Erodiani, è tornato alla sua vita di sempre. Anche se adesso niente è più come prima. Lo scandalo del calcio-scommesse, l’ennesima macchia sul nostro calcio, è scoppiato in una bolla di sapone: certo, alcune squadre hanno pagato ma secondo Erodiani non è stata fatta giustizia.

Nato a Guardiagrele il 24 ottobre del 1974, Massimo Erodiani, residente in via Vasco de Gama nel quartiere Porta Nuova di Pescara, è considerato dalla procura di Cremona uno dei capi dell’organizzazione in grado di truccare le partite per guadagnare soldi a palate. Dalle 611 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini, emerge che, con Erodiani, Pescara è diventata il fulcro delle scommesse, attraverso il quale scorreva un fiume di denaro.

Erodiani è uno che mastica pane e pallone da una vita. Prima da giocatore: ha militato in serie B di calcetto con il Raiano, giocando nel ruolo di portiere, e in C a Paglieta centrando una promozione storica.

E’ stato proprio l’ex studente dell’Itc aterno ad aprirci le porte della “sua” sala di scommesse in Via Tommaso da Celano a Pescara, insieme a lui il suo avvocato, Paolo D’Incecco.

Con i campionati ormai ripartiti regolarmente, Erodiani si guarda alle spalle e ripensa all’esperienza che, sicuramente, gli ha segnato la vita: “E’accaduto tutto in fretta, neanche mi sono reso conto. Credevo di essere in un film”-ha esordito ripensando ai drammatici momenti in cui veniva portato in carcere, dove ha trascorso undici interminabili giorni, più altri diciassette di arresti domiciliari- “Per fortuna ho un carattere tosto, chi mi conosce lo sa, mi sono fatto forza e mi sono detto che non potevo far altrimenti”. Tuttavia quello che fa più rabbia è altro: “Mi dispiace che per qualcuno sono già stato condannato, quando non è così”.

Erodiani è stato considerato «organizzatore dell’intera rete di rapporti stabili diretti alla manipolazione delle partite di calcio. Un meccanismo oliato», secondo il gip Salvini, «che ruota in particolare attorno a Erodiani e Pirani».

Tutto parte da Pirani: “Grazie a lui ho conosciuto Paoloni e Parlato. Quest’ultimo mi ha fatto conoscere Bellavista, grazie al quale poi ho conosciuto Beppe Signori” Questo lo “schema” dell’organizzazione. Organizzazione che, come confermatoci dallo stesso Erodiani, non aveva un capo, ma tante figure importanti; fra queste, sicuramente, non si può evitare di citare Marco Paoloni, accusato di avere somministrato segretamente dei calmanti ai compagni di squadra della Cremonese, nella quale giocava nel ruolo di portiere, durante l’intervallo della partita contro la Paganese. Il calciatore, che ha respinto l’accusa, il 17 giugno è stato scarcerato e posto ai domiciliari. Il 9 agosto 2011 le accuse vengono confermate e l’estremo difensore della Cremonese viene squalificato dalla FIGC per 5 anni. Oltre a ciò, il calciatore aveva un debito da estinguere con Erodiani, debito che ammontava attorno ai 126.000 euro. Ed è proprio per aiutarlo ad estinguere questo debito, sostengono gli avvocati, che Erodiani si è ritrovato nel meccanismo: se non avesse pagato a sua volta il debito con l’agenzia di scommesse, la casa madre gli avrebbe ritirato la licenza.

Ed è per questo motivo che il referente della sala scommesse punta il dito contro il calciatore: “Come fa Paoloni a dire che non conosceva nessuno dell’oganizzazione, se poi in realtà la ricetta per addormentare i compagni gliela scriveva Pirani? E poi, diciamo le cose come stanno: si può anche essere il Diavolo tentatore che propone dei soldi, ma se sei un professionista serio, che già guadagna tantissimo di fronte all’offerta di denaro dici no”– e sul debito- non ho ancora visto un euro da allora e ormai ho perso le speranze di vederne. Per saldare questa perdita che aveva nei miei confronti lui ha cominciato a promettermi queste partite. Io, in buona fede e interessato nel recupero dei soldi che mi doveva, mi sono fidato. Poi lui ha dato tre assegni, i quali, misteriosamente, neanche a distanza di due mesi, sono spariti, tant’è vero che è stato denunciato lo smarrimento”.

Oggi Erodiani sta provando a tornare alla vita di sempre, ma non è facile. Il processo mediatico che si è scatenato contro di lui lo ha letteralmente surclassato ed è diventato difficile vivere anche per chi gli è vicino. La BLS di San Giovanni Teatino, infatti, ha negato un prestito alla ex moglie, la quale doveva pagare l’ultima rata della tabaccheria in cui lavora, nonostante questa avesse presentato tutte le garanzie del caso. “A questo punto è meglio la fucilazione”– confida Erodiani – “Il pregiudizio delle persone ti porta, come in questo, caso a vedere pregiudicata anche la vita delle persone che mi stanno intorno e questo non lo posso accettare. Anche perchè due giorni dopo lei si è recata da un’altra banca che le ha immediatamente concesso il prestito”.

Erodiani, orientamento politico «estrema destra», la cui citazione preferita «non mollare mai» e fan del «Gladiatore» di Russell Crowe, continua la sua lotta per tornare a vivere in serenità: Per gli italiani il calcio è tutto, sarebbero disposti a far qualsiasi cosa per veder vincere la propria squadra. Credo che tante di quelle persone che mi additano come un criminale vorrebbero stare al mio posto. Non ho ucciso nessuno né tanto meno fatto del male a qualcuno. Continuo per la mia strada a testa alta”.

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