Sono le prime elezioni, per quanto amministrative, che si sono tenute in Norvegia da quel maledetto 22 luglio, in cui un centinaio di ragazzi fu ucciso da Anders Behring Breivik sull’isola di Utoya durante un campeggio estivo organizzato dall’ala giovanile del Partito Laburista, la formazione del premier in carica, Jens Stoltenberg. E nonostante l’importanza di questo test sia abbastanza relativa, tanto che la stessa affluenza non è stata spettacolare, tuttavia gli esiti di queste elezioni locali sono l’occasione per monitorare gli umori del popolo norvegese a nemmeno 60 giorni dalla strage. E i risultati sono significativi: il Partito per il Progresso, la destra xenofoba nella quale Breivik aveva militato fino al 2006, subisce un crollo dei consensi, passando da circa il 18% su base nazionale a un contenuto 11,4% alle urne di questi giorni e perdendo un terzo del proprio elettorato.
In leggera crescita il Partito Laburista al governo nazionale, che si consolida al 31,6%, confermandosi prima formazione della Norvegia. Ma forse un pò a sorpresa a trionfare è un altro partito di destra, il Partito Conservatore, che ottiene un boom di voti, passando al 28% dei voti (+9%), riuscendo nell’impresa di incamerare i consensi in libera uscita dalla destra più radicale. E paradossalmente, il Partito Conservatore è quello in cui si riconosceva Breivik, tanto che sul suo profilo Facebook, che poi fu prontamente eliminato qualche ora dopo la strage, tale formazione compariva come quella a cui il 32enne faceva riferimento, sebbene essa non abbia nulla a che vedere con sentimenti xenofobi e razzisti.
L’affluenza è stata del 62,6%, appena un punto superiore a quella del 2007, quando si attestò al 61,7%. Ciò confermerebbe la volontà degli elettori di non farsi influenzare dagli accadimenti, nonostante i partiti nazionali abbiano cercato di mobilitare il più possibile i norvegesi, con appelli al voto. I Conservatori si confermano vincitori nella capitale Oslo, dove conquistano addirittura latri sei seggi. E’ dal 1995 che il centro-destra governa la città. Ma oltre ad Oslo, passano in mano conservatrici pure Tromsø e Fredrikstad, che era stata governata dalla destra del Partito del Progresso, e i Conservatori mantengono la guida anche a Trondheim.
Insomma, le città più importanti del Paese sono ora tutte a guida di centro-destra e i Conservatori hanno più di un motivo per festeggiare, mentre non vi è stato l’exploit della sinistra socialdemocratica, che pure subito dopo i fatti di Utoya e Oslo erano dati in fortissima ascesa.