Non ci sono buone notizie sul fronte monetario. I titoli di stato italiani continuano la loro crisi, il che evidenzia anche un probabile rallentamento o persino una sospensione degli acquisti operati dalla BCE. I BTp a cinque anni hanno toccato in mattinata uno spread record di 447 punti base sui Bund tedeschi. Analoga la situazione sul segmento a dieci anni, dove il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi non è lontano dalla soglia dei 400 bp.
E nella giornata di ieri, sono stati emessi BoT a tre mesi e a un anno, per un ammontare complessivo di 11,5 miliardi di euro. La domanda è stata, tuttavia, sostenuta, pari a 19 miliardi complessivi, per un bid-to-cover di 1,64, in linea con le ultime aste, ma non eccezionale. Ma i rendimenti sono letteralmente schizzati a livelli preoccupanti. I BoT annuali hanno esitato un rendimento medio del 4,15%, mentre i BoT a tre mesi, nonostante il forte riscontro sui mercati, hanno registrato un tasso dell’1,90%.
I primi sono stati emessi per 7,5 miliardi, con richieste per 11,5 miliardi. I trimestrali, invece, sono stati collocati per 4 miliardi e la domanda è stata di 7,4 miliardi.
E oggi sono attesi i risultati dell’asta di BTp a cinque anni e di altri quattro BTp off-the run, per un ammontare massimo fino a 7 miliardi. Voci di mercato dicono che ci sarebbero contatti tra il ministero dell’economia e i dirigenti del fondo sovrano di Pechino, al fine di trovare un accordo per l’acquisto da parte dei cinesi dei nostri bond.
Dopo il declassamento americano, infatti, la Cina sembra molto allettata dai nostri rendimenti, anche in considerazione di un rischio reale molto basso. I cinesi godono di riserve in valuta straniera per 3.500 miliardi di dollari.