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Cina, Zoellick (WB) invita a puntare su domanda interna

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Giuseppe Timpone

La crisi delle economie sviluppate non sembra ad oggi avere minimamente contagiato Pechino, che dovrebbe archiviare quest’anno con una crescita stimata al 9%. Lo scorso anno, il gigante asiatico aveva chiuso il 2010 a +10,4%, un dato estremamente elevato per la stessa Cina. Il 2011 per Europa e USA non è stato affatto facile, perchè doveva essere quello dell’irrobustimento della ripresa iniziata nel 2010 e invece si è risolto in un preludio di nuova recessione.

Per questo, i cinesi sono preoccupati che un calo della domanda nelle economie occidentali potrebbe comportare una riduzione dell’export, su cui si basa almeno il 40% della crescita del Paese. Ecco, quindi, che il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, da mesi fa pressioni su Pechino, affinchè gradualmente, ma con consapevolezza, sposti la sua crescita dalle esportazioni alla domanda interna.

Se, infatti, la Cina riuscisse a crescere in modo più o meno autonomo (o almeno più autonomo), basando la sua crescita sui consumi e gli investimenti interni, questo sgraverebbe l’economia dal rischio di trovarsi implicata in un ciclo internazionale poco favorevole, potendo, anzi, rappresentare un valore aggiunto sul piano mondiale, in grado di affiancare efficacemente l’America e di sostituirla gradualmente in termini di domanda di beni stranieri, nelle fasi in cui tale economia si dovesse trovare in ciclo negativo.

Il problema è che ancora oggi il Paese vive di esportazioni e lo squilibrio generato dai cambi, con lo yuan sottovalutato a valori fissi contro il dollaro, non fà che ampliare tali distorsioni, non consentendo all’economia cinese di trovare un approdo di tipo interno. Anche per questo, sarà di estrema importanza, nei prossimi mesi e anni, che si metta mano, sul piano internazionale, alla risoluzione degli squilibri sistemici, che sono alla base delle crisi degli ultimi anni.

 

 

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Giuseppe Timpone