Le dimissioni del consigliere tedesco al board della BCE, Jürgen Stark, saranno un lascito pesante che graverà sulla presidenza della BCE dei prossimi mesi, che coincideranno, appunto, con l’insediamento dell’italiano Mario Draghi a Francoforte. Non sarà una situazione facile per il governatore di Bankitalia, il quale ha visto vieppiù degradare il clima interno all’Eurotower, dalla data della sua nomina a giugno a oggi.
Le difficoltà saranno ancora maggiori per un italiano, dato che proprio su Draghi i tedeschi avevano espresso perplessità, a causa della sua “imbarazzante” nazionalità. La Germania teme, infatti, che un italiano a Francoforte si porti dietro la cultura accomodante dell’Italia anni ’80, fatta da inflazione a due cifre, alto indebitamento pubblico, pur di raggiungere alcuni decimali di crescita in più.
Ma se il dibattito sembrava più accademico alcuni mesi fa, proprio l’esplodere delle tensioni interne alla BCE, riguardanti gli aiuti concessi da Trichet all’Italia, sotto forma di acquisto dei suoi titoli di stato sul mercato secondario, stanno accendendo i riflettori proprio su questo aspetto culturale della banca centrale.
Ora, non c’è dubbio alcuno sulla capacità di Mario Draghi di affrontare la situazione con estrema professionalità. A dirla tutta, poi, il raggio di azione di un governatore della BCE è alquanto limitato, perchè l’unico suo obiettivo deve essere per statuto il raggiungimento della stabilità dei prezzi nel medio termine, individuata in un tasso di inflazione non superiore al 2% annuo.
Ma preoccupa, a questo punto, il clima di scontro e di sospetti che potrebbe gravare su Draghi, qualora in buona fede dovesse decidere sotto la sua presidenza di proseguire nelle misure di sostegno ai nostri BTp. Sarebbe fin troppo facile l’accusa di “conflitto di interesse”, di “favoritismo”. Per questo, è necessario che entro pochissime settimane, la questione venga risolta una volta per tutte e che l’Italia inizi immediatamente a fare a meno degli aiuti della BCE, dando stabilità e credibilità alle proprie misure finanziarie.