La finanziaria non basta, se il governo Berlusconi non è in grado di fare qualcosa di meglio allora se ne può andare a casa. Il durissimo attacco arriva da Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, forse anche a causa del clima di tensione che serpeggia dopo l’ennesima bufera in Borsa causata dalle dimissioni di Juergen Stark, il rappresentante tedesco nella Bce, in polemica contro l’operazione di acquisto dei titoli italiani e spagnoli.
Dalla festa dell’Udc a Chianciano Terme, la leader degli industriali demolisce l’ultima manovra finanziaria, definendola “depressiva” in quanto composta quasi tutta di tasse, senza più l’ombra di quelle liberalizzazioni e privatizzazioni promesse e mai avvenute, né un intervento “strutturale” sulla previdenza, chiodo fisso di Confindustria.
La Marcegaglia pensa a soluzioni diverse da quelle finora messe in campo, chiede che si metta in campo un “sistema” che preveda un netto abbassamento delle tasse su “chi tiene in piedi il paese” ossia lavoratori ed imprese, alzandole al contrario su Iva, patrimoni, rendite e quant’altro. “Il paese rischia molto… lo spread è di nuovo pre-manovra, abbiamo un problema di credibilità…“: è questo il drammatico appello al termine del quale la numero uno degli industriali sentenzia che “O il governo dimostra molto velocemente di essere in grado di fare questa grande operazione (…) oppure penso che dovrebbe trarne le conseguenze perché non possiamo rimanere in una situazione di incertezza come questa“. Il pubblico presente le risponde con applausi a scena aperta, forse anche perchè il “Berlusconi dimettiti” è ormai più che uno slogan che risuona ovunque: all’estero, tra la gente, nei partiti di opposizione, e persino, molto timidamente, nella maggioranza. In mattinata anche la stessa Udc lo aveva ribadito tramite i suoi esponenti Cesa e Pezzotta, e la Marcegaglia ha avuto parole di stima verso la formazione di Pier Ferdinando Casini, non disdegnando attacchi all’estrema sinistra e persino deplorando chi ha fatto una campagna “demagogica” sull’ultimo referendum sull’acqua pubblica.
Anche altri ospiti si sono uniti al coro: il consigliere delegato di Intesa SanPaolo, Passera, ritiene che la priorità sia un piano per la crescita che ad oggi non esiste e che in assenza di ciò il governo Berlusconi può andarsene, mentre il leader Cisl Bonanni (che sembra finalmente ridotto a più miti consigli sulla questione dell’articolo 8) auspica ormai “una grande coalizione alla tedesca” per uscire dal vicolo cieco nel quale è finito il paese.
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Ma da Atreju arriva l’ennesima fumata nera, una risposta indiretta da Silvio Berlusconi che stava incontrando i giovani del Pdl insieme al ministro Giorgia Meloni: “Ti viene da dire, per come il Paese si trova ridotto per la situazione politica giudiziaria, che ti viene voglia di scappare ma certo io voglio stare qui con voi perché questo sistema voglio cambiarlo“.
Fuori intanto, si svolgeva l’ormai immancabile contestazione, piuttosto pacifica ma comunque con intervento della polizia.
Insomma barcollo ma non mollo ed allora, se la ragionevolezza non è di casa a Palazzo Chigi, speriamo almeno che non molli prima il paese.