Bocciato dal Consiglio Superiore della Magistratura, con voto “virtualmente” unanime, il disegno di legge soprannominato del “processo lungo”, quello approvato con un “blitz” pre-vacanziero del Senato, il 29 luglio scorso, l’ennesima legge indicata dai più come “ad personam”. Un sonoro smacco per coloro che nella maggioranza avevano strombazzato ad uso e consumo dei cittadini più sprovveduti che la norma andasse in accordo con l’articolo 111 della Costituzione sul “giusto processo” e la “ragionevole durata” dello stesso. In realtà oggi è stato stabilito che andrà in “direzione opposta” e addirittura avrà una “portata dirompente” sui procedimenti penali, in particolar modo quando abbinato alla “prescrizione breve”.
Con 18 voti favorevoli e tre contrari è stata quindi approvata la proposta di “risoluzione” presentata da consiglieri togati e quelli laici di centrosinistra, ma come già accennato, anche il voto contrario dei tre laici del Pdl (Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Niccolò Zanon) ha rappresentato comunque un’approvazione concettuale, in quanto il parere negativo risulta esser stato motivato dalla “inopportunità” di una “ingerenza” nell’iter parlamentare di un progetto di legge, rivendicata dai tre esponenti del Csm.
Nel documento si mette dunque in risalto che la norma in oggetto sembra “agevolare l’abuso del processo e legittimare le più varie tattiche dilatorie”, in pratica strizzare l’occhiolino ai furbi e depotenziare il giudice nel suo ruolo di gestore del processo che agisce come super partes, al fine che tutto “si svolga secondo i canoni costituzionali della ragionevole durata”. E che dire poi dell’effetto cumulativo con altre norme? E’ qui che si fa menzione del risultato “dirompente” che il ddl, abbinato alla “vigente disciplina italiana in tema di prescrizione” avrà come risultato -denuncia ancora il Csm- causando nella pratica la negazione delle “condizioni per pervenire a un accertamento dei fatti oggetto delle imputazioni…vanificando ogni tentativo di offrire un servizio di giustizia efficiente per i cittadini, nel rispetto del principio di uguaglianza e legalità”.
Molto intenso, durante la discussione che ha preceduto la votazione, è stato l’intervento del primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che ha descritto una “implosione e morte del processo penale” se questo ddl dovesse andare a regime. “Questa legge significa il diritto alla prescrizione dei reati per tutti gli imputati che siano adeguatamente difesi” ha denunciato il Magistrato, in quanto permettendo la chiamata in causa di un numero di testimoni anche “infinito” offre una splendida opportunità agli avvocati difensori di mettere in tasca il risultato ancora prima di iniziare. “Quando furono pubblicate le leggi razziali in Italia non ci fu una reazione adeguata, domani chi esaminera’ questo periodo si scandalizzerà di come non si sia reagito adeguatamente su questo provvedimento” ha concluso drammaticamente Lupo.
Sul tema si registra l’odierno intervento di Antonio Di Pietro che mette in evidenza come “…la maggioranza sta barattando la legalità per garantire l`impunità al presidente del Consiglio ed è ancora più mortificante per il Paese che questo avvenga in un momento di crisi economica e sociale senza precedenti“.