Pisanu scarica Berlusconi e la maggioranza insorge

È stato uno dei fondatori di Forza Italia, uno di quelli che ha accompagnato Silvio Berlusconi nella sua “discesa in campo” ma ora i tempi sono cambiati: Giuseppe Pisanu, ex ministro dell’Interno e attuale presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale Antimafia, dà il benservito al premier e scatena su di sé l’ira degli esponenti del Popolo della Libertà. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Pisanu non usa mezzi termini nel suggerire al presidente del consiglio di passare la mano e sulla necessità di un governo di larghe intese, un esecutivo di emergenza guidato da un leader che abbia credito internazionale e che sappia dialogare con il parlamento.

Il passaggio di consegne, secondo l’ex ministro, dovrebbe avvenire subito dopo l’approvazione della manovra, ora in discussione al Senato, e dovrà essere il frutto di un patto tra “tutti gli uomini di buona volontà” e puntare a rilanciare l’immagine dell’Italia a livello internazionale, dando maggiore credibilità politica: il nuovo esecutivo dovrebbe essere appoggiato senza remore da Pdl e Pd, i due maggiori partiti italiani, uniti dalla necessità di portare il paese fuori dall’emergenza senza passare per elezioni anticipate viste da Pisanu come “una sciagura” in quanto “esporrebbero l’Italia ad ulteriori attacchi speculativi”.

Quelle dell’ex capo del Viminale a “Repubblica” è un vero e proprio invito, neanche tanto velato, a Berlusconi di farsi da parte: ovvio quindi che i cavalier serventi del premier si allarmino e rispondano a tono al presidente della commissione antimafia. In prima fila non poteva mancare Ignazio La Russa, secondo cui i governi sono fatti dagli elettori e non si fanno come se fossimo in cucina: “Ho sempre avuto un buon rapporto con Pisanu – dichiara il ministro della difesa – ma non si può piegare al desiderio, anche personale, una realtà politica che rende inattuabile la sua proposta“.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gianfranco Rotondi che parla di quello Berlusconi come del “primo e ultimo governo della legislatura” e se non potrà andare avanti lascerà spazio ad un nuovo esecutivo ma sempre dopo il voto: “Dopo di noi – afferma il ministro – possono esserci intese larghe o strette, ma solo dopo che sarà ridata la parola agli elettori”.

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