Ieri lo sciopero generale indetto contro la manovra, con manifestazioni organizzate in tutte le principali piazze d’Italia dalla Cgil, con adesioni di PD e IDV, doveva rappresentare il rilancio del sindacato di sinistra e la grande spallata al governo Berlusconi dalla piazza. Non c’è stata nè l’una, nè l’altra cosa. E questo perché, a volerla dire tutta, lo sciopero si è rivelato un fallimento, con scarsa adesione tra i lavoratori e scarsa partecipazione alle manifestazioni pubbliche. Se già in mattinata la Camusso gridava all’adesione del 58% dei lavoratori, per poi rettificare al 60%, in realtà i dati che emergono dalle associazioni imprenditoriali di categoria e dalla stessa Pubblica Amministrazione sono alquanto eloquenti e deludenti.
In Fiat, ad esempio, avrebbe raccolto l’appello della Cgil solo il 25% degli operai e se si considerano anche gli impiegati, l’adesione non è andata oltre il 15%. Quanto agli impiegati pubblici, una nota del ministero della funzione pubblica indica al 6,99% le assenze per sciopero. Un vero fallimento.
Cifre più alte si sono avute solo nel settore dei trasporti, dove peraltro bastano poche assenze per generare il caos. Ma il flop della Cgil non si è avuto solo a livello di numeri, bensì pure nella composizione qualitativa dei pochi che sono scesi in piazza. Erano per lo più anziani e giovani dei centri sociali o no global, insomma non era granchè presente quel mondo produttivo dei lavoratori, dei giovani, ma solo alcune frange iper-ideologizzate della sinistra radicale, che hanno fatto sentire la loro presenza con lanci di uova alla direzione di sedi bancarie a Roma, Milano e Torino, oltre che di petardi che hanno provocato il ferimento di otto agenti della polizia.
Torna in auge, quindi, la violenza non solo verbale, ma anche fisica delle piazze di sinistra, con un episodio simbolico ed eclatante a Genova. Qui, in piazza De Ferrari, hanno partecipato alla manifestazione soltanto 15 mila persone. Oltre al sindaco Vincenzi, c’erano Massimo D’Alema e Sergio Cofferati. Quando è stato intonato l’Inno di Mameli, sono partiti fischi dal pubblico, con molti che chiedevano che al suo posto fosse cantato l’Internazionale.
Pensare che nei mesi scorsi, in occasione dei festeggiamenti per il 150-esimo anniversario dell’Unità d’Italia, la sinistra si era improvvisata fautrice dei valori della Patria. E’ durato giusto il tempo di tornare in piazza e di riabbracciare i vecchi “compagni” e slogan di un tempo. Ovviamente, massimo silenzio sull’accaduto e sugli incidenti dal PD.