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Milano-Serravalle, Penati potrebbe pagare 76 milioni per danni

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Giuseppe Timpone

L’affare Milano-Serravalle è un capitolo centrale nella storia lunga di presunte tangenti intascate da Penati e da suoi uomini, sia al tempo in cui era sindaco di Sesto San Giovanni, che dal 2004 in poi, da presidente della provincia di Milano. Un grosso giro di denaro, che avrebbe finanziato illecitamente gli ex DS, poi il PD. E adesso per Filippo Penati, a capo della segreteria di Bersani, potrebbe arrivare un bel conto da pagare, pari a 76,4 milioni di euro, a carico suo e di altri sette assessori della sua ex giunta alla provincia. Partiamo dai fatti. Nel 2005, Penati, in qualità di presidente della provincia di Milano, decide di acquistare un pacchetto del 15% della società di gestione del tratto autostradale Milano-Serravalle. Le azioni sono della società Gavio, ma l’operazione è molto sospetta, dato che la provincia è già posseditrice della maggioranza del capitale societario. L’acquisto avviene a 8,9 euro per azione. La società Gavio le aveva acquistate a soli 2,9 euro per azione e realizza una plusvalenza di 179 milioni.

Quell’operazione fu contestata dall’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini, PDL, (il Comune di Milano era un altro socio azionista della società) e poi anche dal successore di Penati alla provincia, Guido Podesta (PDL). Sul caso fu persino aperta un’indagine della magistratura contabile, che sta avendo un suo epilogo in questo periodo, indipendentemente dal destino delle inchieste giudiziarie di tipo penale.

Secondo il vice-procuratore contabile della Lombardia, Paolo Evangelista, infatti, quell’operazione avrebbe comportato un danno erariale all’ente provinciale che viene quantificato nella cifra di 76,4 milioni di euro, la quale è il risultato di una perizia tecnica che indicherebbe in 6 euro ad azione il prezzo corretto di acquisto, molto sotto gli 8,9 euro pagati da Penati. Pertanto, tutti gli uomini che fecero parte della giunta Penati nel 2005 potrebbero essere chiamati a risarcire il danno alla provincia, pagando la cifra di tasca propria, qualcosa come 10 milioni di euro a testa. Questo se la magistratura contabile avrà accertato la responsabilità del danno, che sembra essere molto palese.

Una bella grana per l’ex uomo forte del PD al nord, mentre escono altre rivelazioni su riunioni in stazione e sui rapporti stretti con il sistema delle coop rosse. Un caso che sta travolgendo il PD non solo a livello regionale, ma persino a Roma, dove traballa vistosamente la segreteria di Bersani.

 

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Giuseppe Timpone