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Manovra: molte novità, ma ancora mancano misure per crescere

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Giuseppe Timpone

Il Consiglio dei ministri di ieri ha varato la quinta versione della super-manovra da 45,5 miliardi di euro, apportando diverse novità, a saldi invariati, ma che potrebbero avere un impatto positivo, almeno in termini di maggiore credibilità sui mercati. Vedremo a partire da oggi quale sarà la reazione degli investitori sui nostri titoli di stato, di certo le misure di risanamento sono state irrobustite qualitativamente, con la previsione di voci certe e non ambigue, come la lotta all’evasione fiscale. Tra le novità più importanti compare l’aumento dell’Iva al 21%, dall’attuale 20%, ma non si esclude un temporaneo aumento anche delle altre due aliquote del 4% e del 10%, rispettivamente al 5% e all’11%. Il premier avrebbe accennato alla possibilità di un incremento di queste due aliquote per tre mesi. Operazione dubbia, da un punto di vista del risultato, ma comunque l’aumento della maggiore aliquota al 21% dovrebbe portare circa 4 miliardi in più nelle casse dello stato.

Resta il contributo di solidarietà, che sarà del 3% sui redditi superiori ai 300 mila euro. Altra novità dell’ultima ora è stata poi l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne del settore privato a partire dal 2014, in anticipo di due anni dal 2016 precedentemente previsto. Ciò significa, quindi, che nel 2014 le donne dovranno ritardare di un mese la richiesta di pensionamento per arrivare gradualmente a 65 anni nel 2026.

Inserito poi l’articolo 8, quello contestato dalle piazze di ieri della Cgil, che consente agli imprenditori di potere evitare l’obbligo di reintegro previsto dall’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Ma attenzione: resta in piedi la previsione del risarcimento nel caso di licenziamento senza giusta causa. La misura dovrebbe essere diretta alle nuove iniziative imprenditoriali o per aziende in difficoltà o ancora in favore della trasformazione dei contratti cosiddetti “atipici” a tempo indeterminato.

Facendo una disamina della nuova versione della manovra, vi sono alcuni punti non trascurabili e positivi, quali soprattutto la previsione di una maggiore flessibilità nell’utilizzo dell’art 18 dello Statuto dei lavoratori. Così come lo stesso alleggerimento del contributo di solidarietà, rispetto alla versione iniziale, è un fatto senz’altro positivo, per quanto insufficiente.

Ma la delusione sulla manovra riguarda la mancata adozione di misure di liberalizzazioni e privatizzazioni, che sarebbero le uniche a potere fare crescere la nostra economia, oltre a una forte riduzione della pressione fiscale. In Parlamento, ad esempio, è stata semplicemente cestinata la norma che avrebbe previsto la possibilità di aprire farmacie, senza il vincolo del numero chiuso sul territorio. L’ennesimo esempio di una maggioranza lontana dallo spirito liberale e molto lobbistico-corporativa. Nulla poi sul versante delle privatizzazioni, che avrebbero potuto alleggerire il peso del debito pubblico in attesa del raggiungimento del pareggio di bilancio. Insomma, ci sono tante ragioni per dirsi delusi.

 

 

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Giuseppe Timpone