L’aumento dell’Iva, dal 20% al 21%, inserito in extremis nella manovra bis 2011, in corso di approvazione in Parlamento, avrà un inesorabile impatto sul potere d’acquisto delle famiglie italiane. Al riguardo la Cgia di Mestre, sempre attenta alle novità a livello fiscale, attraverso il proprio Ufficio Studi ha calcolato l’impatto annuo sulle famiglie in base alle fasce di reddito. Ebbene, si va da un aggravio medio pari a circa 37 euro annui per famiglie con reddito pari a 15 mila euro, e senza figli a carico, a poco più di 120 euro annui per chi in famiglia ha un reddito pari a 55 mila euro, e due figli a carico.
Considerando che la stragrande maggioranza degli italiani 55 mila euro, quando va bene, li guadagna in un paio d’anni, nel complesso, stando al Rapporto della Cgia di Mestre, l’impatto legato all’aumento dell’Iva dovrebbe essere contenuto. Non a caso Giuseppe Bortolussi, segretario dell’Associazione degli artigiani mestrina, ritiene che la decisione di aumentare l’Iva, e di introdurre il contributo di solidarietà al 3%, per i redditi sopra i 300 mila euro, a conti fatti, considerando l’attuale situazione di emergenza, rappresenta nel complesso il male minore.
Decisamente più pessimistiche sono invece le stime formulate da alcune Associazioni di Consumatori, a partire dal Codacons che prevede una stangata annua da aumento Iva pari a ben 385 euro per le famiglie composte da quattro persone. Di conseguenza, secondo il Codacons, al fine di non stangare milioni di italiani in maniera indiscriminata, ha apertamente chiesto di andare a rivedere quelli che sono nel nostro Paese quei beni sui quali vige l’aliquota Iva ordinaria.