Aznar, Italia e Spagna hanno ora meno peso politico

Mancano due mesi alle prossime elezioni politiche spagnole, che si terranno a novembre anziché a marzo: un anticipo di quattro mesi dalla scadenza naturale della legislatura, che si è reso un pò obbligato dopo che i socialisti al governo sono stati letteralmente travolti alle scorse elezioni amministrative di maggio. E i popolari del PPE sono dati in netto vantaggio, sotto la guida di Mariano Rajoy. E l’ex premier popolare, José Maria Aznar, pur non partecipando direttamente alla campagna elettorale, esercita un ruolo importante quale padre del centrodestra spagnolo, potendo vantare indubbi successi elettorali e politici.

Intervistato da giornalisti italiani, Aznar non si è risparmiato nel rispondere sul caso Spagna e Italia, ossia sugli aiuti ottenuti dalla BCE con l’acquisto dei loro bond.

L’ex premier spagnolo, grande amico di Berlusconi, è stato chiarissimo su questo punto. Dopo il sostegno della BCE, Italia e Spagna escono ridimensionati nel loro peso politico e invita la classe dirigente italiana a prenderne atto. Aznar indica nella spesa pubblica il vero problema dei due stati. Bisogna smetterla, aggiunge, con il fare vane promesse, per cui si dice alla gente che può essere concesso tutto e senza costi. Solo riducendo la spesa si può risanare il bilancio, mentre aumentando le tasse, le cose non miglioreranno di certo. Non solo: Aznar invita il governo italiano a non mostrarsi così mutevole nelle sue decisioni, perchè lascia perplessi che ciò che si promette il lunedì, cambia il mercoledì.

Ma quando si addentra nelle ricette per l’economia, qui esce fuori lo statista che dal 1996 al 2004 ha governato la Spagna. Nessuna soluzione è miracolosa, afferma, ma bisogna far ripartire la crescita con le liberalizzazioni e le privatizzazioni e suggerisce all’Italia di intraprendere questa strada.

José Aznar non è solo un ex capo di governo, bensì forse l’uomo politico più rappresentativo della cultura del PPE. Profondamente radicato nel centrodestra, l’ex premier è portavoce di una politica liberale dell’economia che non può certo rispecchiarsi nelle misure attuate dal governo italiano, non solo in questa fase di urgenza. Dovrebbe fare riflettere l’esecutivo il fatto che uno statista “amico” del premier Berlusconi lasci intendere che questo governo abbia scarsa sensibilità liberale e di mercato, oltre ad essere paralizzato dalle indecisioni.

 

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