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Banca Mondiale avverte Pechino, a rischio crescita futura

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Giuseppe Timpone

Il Presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick è stato piuttosto esplicito, sottolineando come, a suo avviso, stiano venendo meno quelle condizioni che hanno permesso negli ultimi venti anni alla Cina di vivere una fase di intensa crescita della sua economia, come mai nella storia e che le hanno consentito di moltiplicare per quattro il reddito dei suoi abitanti.

Tra i fattori, che potrebbero pregiudicare la crescita nei prossimi anni ci sarebbero una minore crescita della produttività, le ridotte prospettive per le produzioni a basso valore aggiunto e l’invecchiamento della popolazione. Insomma, la Cina avrebbe in pochi anni bruciato le tappe tipiche dell’industrializzazione, arrivando a sfiorare i problemi che hanno in genere le economie già avanzate.

Il rischio è che si resti nella cosiddetta “trappola degli stati a medio-reddito”, ossia in quella condizioni per cui si è usciti dal sottosviluppo, ma non si riesce a raggiungere il livello di ricchezza delle economie a reddito alto dell’Occidente. Tuttavia, non c’è solo pessimismo sul futuro di Pechino, specie se la Cina riuscirà a raggiungere il livello di reddito procapite di 16 mila dollari all’anno, entro il 2030. Cosa, che viene considerata alla sua portata.

Se così fosse, aggiunge Zoellick, l’impatto della Cina sarebbe equivalente a quello di 15 Coree del Sud. E anche il Fondo Monetario Internazionale ha analizzato l’impatto dell’economia cinese sul pianeta e ha concluso che più che la rivalutazione dello yuan sarebbe di maggiore importanza misure come l’attuazione di misure di allineamento dei prezzi al mercato e la riduzione del risparmio (aumento dei consumi interni).

 

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Giuseppe Timpone