Turchia espelle ambasciatore Israele, rapporti tesi tra i due stati

E’ stato un gesto inatteso, per quanto ci fossero diversi segnali di una tensione crescente tra i due stati. Ieri, Ankara ha ufficialmente espulso l’ambasciatore israeliano Gabby Levi, un atto che nel linguaggio diplomatico segna l’interruzione dei rapporti tra due Paesi, in genere anche preludio per interventi militari. Ovviamente, non siamo dinnanzi a un inizio di guerra tra Turchia e Israele, ma certo della fine di una fase molto lunga di rapporti molto amichevoli tra i due stati. Sì, perchè nonostante la Turchia sia uno stato a maggioranza mussulmana, le sue relazioni con Tel Aviv sono sempre state caratterizzate da una grande cordialità e da una reale amicizia, testimoniata anche dall’interscambio di quasi 3,5 miliardi dollari e da una fitta rete di accordi militari.

Detto in altre parole, meglio di così non poteva andare per Israele, che trovava una sponda in uno stato influente e credibile, tanto in Occidente che in Medio Oriente.

Ma la crisi dei rapporti inizia lo scorso anno, quando un gruppo di pacifisti turchi, una flottiglia, decide di forzare il blocco di Gaza, imposto da Israele, il quale risponde con l’uccisione di nove cittadini turchi. Episodi, purtroppo, tristissimi, ma possibili, quando si tenta di andare contro un divieto militare. Tuttavia, quello che ha fatto precipitare lo stato dei rapporti tra le due capitali è stata la mancata volontà di Israele di chiedere ufficialmente scusa alle istituzioni turche per l’accaduto. Scuse, che sia il governo di Erdogan che il presidente Gul avevano richiesto, quale segno distensivo, dopo un episodio così grave.

Ma l’atteggiamento un pò forse troppo arrogante di Tel Aviv non ha consentito alcuna riparazione al tragico evento e anzi i toni si sono ulteriormente aggravati, fino alla decisione clamorosa di ieri del governo turco. Un brutto segnale per Israele, che perde un prezioso alleato in Medio Oriente, dopo avere già perso l’Egitto di Hosni Mubarak.

Ankara, al contrario, potrebbe ricavare persino maggiore prestigio dall’episodio, rilanciando le sue credenziali di leadership tra gli stati arabi, che da sempre non hanno visto di buon occhio i suoi buoni rapporti con gli israeliani. Forse, dopo il clamore, tra alcune settimana si tornerà a ragionare, magari grazie a una minore arroganza di Israele, ma sta di certo che con ieri si è chiuso un ciclo e difficilmente quello che sta per iniziare potrà essere una fase improntata a rapporti migliori di prima. Oggi, infatti, la Turchia ha la forza economica e politica per rivendicare quello che ritiene essere giusto per sè. Chi non lo capisce, è destinato a non cogliere il nuovo corso in Medio Oriente.

 

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