Tensioni sul monetario e non convince ultima asta Bonos

Saranno i brutti dati macroeconomici che vengono dagli USA, le incertezze su una manovra di risanamento, che cambia radicalmente ogni giorno, sebbene a saldi invariati, sarà anche il maggior clima di sfiducia sulla tenuta complessiva dei conti pubblici dell’Eurozona e in America, ma la conseguenza è stata ieri un ritorno dell’orso sulle borse dell’intera Europa, con Piazza Affari che chiude l’indice Ftse Mib a -3,89%, in linea con il tonfo di Parigi e Francoforte, per restare nell’area euro.

E le tensioni riaffiorano anche sull’obbligazionario, con l’allargamento del differenziale di rendimento tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi. I BTp a dieci anni sono arrivati a rendere 331 punti base in più dei Bund tedeschi, malgrado sia rimasto contenuto il rialzo dei tassi “assoluti”, in conseguenza del calo di quelli tedeschi, che si attestano al 2%.

E’ però il dato più alto da quando la BCE ha deciso di intervenire sul secondario, a sostegno di BTp e Bonos spagnoli e ciò, nonostante si vociferi di acquisti di Francoforte anche ieri.

Ma anche la Spagna non ride e quel che è peggio è che le tensioni riguardano il suo mercato primario dei titoli, ossia le aste dirette del Tesoro. Due giorni fa, Madrid ha collocato solo 3,6 miliardi di Bonos a cinque anni, contro i 4 miliardi preventivati. E malgrado la discesa dei rendimenti, che passano dal 4,87% al 4,49%, il bid-to-cover o rapporto di copertura è risultato in calo, dal precedente 2,6 all’1,8.

E questo per Roma è un mese fitto di appuntamenti per il Tesoro, con l’emissione di ben 60 miliardi all’asta di titoli del debito.

 

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