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Caso Penati, traballa segreteria di Bersani su conti esteri

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Giuseppe Timpone

Gli inquirenti di Monza stanno ricostruendo i giri di denaro tra Italia e Lussemburgo che riguardano il noto caso giudiziario in cui è coinvolto l’ex presidente della provincia di Milano e già sindaco di Sesto San Giovanni, Filippo Penati, uomo forte della sinistra lombarda, ex capo della segreteria di Bersani, esponente di spicco di PDS-DS-PD. Si stanno attenzionando i riscontri alle dichiarazioni di Giuseppe Pasini, grande accusatore del Penati e costruttore, il quale ha dichiarato agli inquirenti di avere versato in Lussemburgo 4 dei 20 miliardi che gli furono chiesti all’inizio del 2000, per acquistare l’area ex industriale Falck, in piena riqualificazione.

I soldi servivano come finanziamento illecito al partito di Penati (ex DS), nonchè a sostenere la stessa amministrazione comunale, così come venivano imposti uomini delle cooperative rosse quali collaboratori per i progetti imprenditoriali. Un affare che sembra stia esitando riscontri nei conti lussemburghesi, confermando le dichiarazioni di Pasini.

Ma c’è anche l’affare Milano-Serravalle a mettere in crisi il Partito Democratico, anche a livello nazionale. Marcellino Gavio nel 2005 vendette alla provincia una quota della società di gestione del tratto autostradale a un prezzo esorbitante, pari a tre volte quello di acquisto. Ma la cosa che stupisce è che l’operazione viene considerata inutile, perchè la provincia era già proprietaria della maggioranza delle azioni della società. Secondo gli inquirenti, l’acquisto fu un’opera di ingegno di Penati e della sua amministrazione, che serviva a finanziare illecitamente un’altra operazione, dato che 50 dei 180 milioni di euro fruttati a Gavio servirono per la scalata a Unipol, vicina ai DS.

Per questo “affaire” milanese sono indagati anche un paio di manager di Banca Intesa, i quali avrebbero agevolato l’operazione, anche attraverso una celerità sospetta nell’accreditamento delle somme depositate in Lussemburgo.

Ma ad essere travolto dalla bufera di Milano, in realtà, sembra essere la compagine nazionale del PD, ossia l’ala dalemiana-bersaniana, coinvolta mani e piedi nella vicenda, con propri uomini, tra cui Penati in primis. Non è escluso, a tal proposito, che allargandosi l’inchiesta, come ormai sembra molto probabile, Bersani possa essere trafitto da rivolte interne capeggiate dai rivali storici, come Walter Veltroni, nonchè dal gruppo dei quarantenni che mal vedono la “cricca” D’Alema-Bersani che gestisce il partito. A sinistra ci potrebbe essere un regolamento di conti finale, con l’ennesimo cambio della segreteria.

 

 

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Giuseppe Timpone