Giornata politica piuttosto intensa ieri in Francia, sia sul fronte internazionale che su quello interno. E protagonista indiscusso di entrambi i piani è il Monsieur le President Nicolas Sarkozy. Il capo dell’Eliseo ieri ne ha avute per tutti: Iran, Siria, Palestina e Israele. Su Teheran, ha ribadito che la comunità internazionale è credibile se si mostra unita e inflessibile contro gli atti gravi dell’Iran. Se questo stato dovesse continuare con la minaccia nucleare, allora sarebbero del tutto legittimi attacchi preventivi ai suoi siti atomici, che la Francia solleciterà. Poi, passando alla Siria, Sarkozy ha mandato un messaggio inequivocabile al regime di Assad: si sbaglia se crede di essere sostenuto dal suo popolo, ha oltrepassato il limite e la Francia appoggerà qualsiasi aspirazione alla libertà e alla democrazia del popolo siriano. Infine, sulla questione israelo-palestinese, Sarkozy ha ribadito le convinzioni storiche di Parigi. Israele sarà sicuro se avrà uno stato palestinese confinante libero, indipendente e democratico. Al tempo stesso, esso ha diritto alla piena sicurezza.
Ma questo iper-attivismo mediatico-internazionale non sarebbe del tutto casuale, secondo i tanti osservatori delle cose francesi.
Infatti, proprio ieri due giornalisti di Le Monde hanno fatto uscire sul quotidiano di sinistra Libération un breve anticipo del libro sullo scandalo delle presunte tangenti versate a Sarkozy nel 2007 da Liliane Bettencourt, l’erede della casa di cosmetici L’Oréal. L’ex giudice Isabelle Prévost-Desprez dichiara in questo libro che l‘infermiera di Bettencourt avrebbe assistito alla consegna di denaro dalla donna all’allora ministro dell’interno. Tuttavia, non avrebbe avuto il coraggio di confermare le accuse contro il presidente, a causa delle minacce di morte ricevute.
Nulla di nuovo sul fronte giudiziario. Le accuse di finanziamenti illeciti all’Ump di Sarkozy non sono recenti e tuttavia sgomenta come tale dibattito stia riaffiorando a otto mesi dalle prossime elezioni presidenziali. Ma al momento la candidata alle primarie socialiste Martine Aubry non pare voglia cavalcare il giustizialismo anti-Sarkozy, anche se chiede che si apra un’inchiesta per verificare le accuse delle minacce.
Più “all’italiana”, invece, François Hollande, l’altro candidato alle primarie, che parla di una sorta di gruppo politico-giudiziario e della polizia all’Eliseo che interferirebbe con la giustizia in Francia.
E pensare che soltanto tre mesi e mezzo fa iniziava l’incubo per il capo del Fondo Monetario Internazionale, il francese Dominique Strauss-Kahn, la cui carriera politica è stata stroncata dalla giustizia newyorkese, per accuse poi rivelatesi false di stupro. Non conforta, ma la Francia assomiglia tantissimo all’Italia.