Davvero un segno dei tempi. Il 161esimo uomo più ricco della Cina, un tale magnate immobiliarista Huang Nubo, ha chiesto formalmente al governo di Reykjavik di potere acquistare 300 km quadrati delle sue terre per potere costruire un resort turistico con annesso campo da golf sui geyser, che garantirebbe il rispetto dei requisiti ecologici e darebbe alle casse islandesi fino a cento milioni di dollari. E un accordo preliminare in tal senso è stato persino già raggiunto. Ma non mancano i dubbi e i distinguo per quello che potrebbe essere qualcosa di diverso di un semplice progetto immobiliare. Anzitutto ci si chiede se sia poi davvero necessario acquistare lo 0,3% dell’intera Islanda per realizzare un resort turistico. E se questo piano non nasconda mire espansionistiche della Cina, che vorrebbe avere un suo controllo sui mari glaciali del Nord Europa, ricchissimi di giacimenti minerari.
La questione dovrà essere affrontata dal ministro dell’interno di Reykjavik, Ogmundur Jonasson, il quale ha già espresso alcune sue perplessità a proposito. Non è, infatti, il primo caso di acquisizione di terre straniere da parte della Cina, che vanta il record di nuovi progetti in costruzione per i prossimi due anni: quasi 1200 contro gli appena 754 dell’intera Europa.
Ma c’è un altro particolare che fa riflettere. Nubo è stato anche ministro del Dipartimento Centrale di Pechino per la propaganda, nonchè pure dirigente del ministero per le costruzioni. Insomma, c’è il timore che dietro di lui ci sia il governo cinese, che lo utilizzi per arrivare a comprare pezzi di nazioni estere grazie all’ingente flusso di denaro di cui gode. E il guaio è che l’Islanda ha un disperato bisogno di liquidità, dopo la bancarotta del 2008, quando il suo sistema bancario e finanziario collassò in seguito alla crisi americana dei subprime, trascinando l’intero Paese nella crisi più nera. Basti pensare che la valuta islandese, la corona, si svalutò di circa l’80% e la popolazione dell’isola passò in pochi giorni dall’essere considerata per le statistiche tra le più ricche in Europa, al diventare tra le più povere per l’effetto del deprezzamento e per le ripercussioni gravissime del fallimento delle banche.
Vedremo nei prossimi giorni se prevarranno più le ragioni della difesa del territorio in Islanda (la vendita delle terre è vietata agli stranieri), o la fame di denaro nel Paese.