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Fright Night – Il vampiro della porta accanto Recensione

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Selene Virdò

Come vi comportereste se per vicino di casa aveste un vampiro? Bramereste il suo morso letale, consapevoli di aver l’occasione di poter vivere in eterno, rimanendo giovani per sempre, oppure ingaggereste con lui una guerra all’ultimo “canino insanguinato”, per far sì che il vostro quartiere possa tornare ad essere il posto tranquillo che era, prima del suo inquietante arrivo? Il protagonista del film di cui stiamo per parlare, ha optato per la seconda possibilità… Avrà fatto bene? Noi intanto muniamoci di aglio, croci, acqua santa e paletto di frassino, poi si vedrà.

Remake ben riuscito di un famoso film cult del 1985 di Tom Holland intitolato “Ammazzavampiri“, “Fright Night – Il vampiro della porta accanto“, che è girato a Las Vegas, vede alla regia l’australiano Craig Gillespie, alla sceneggiatura Marti Noxon, autrice di alcuni episodi della serie televisiva “Buffy“, agli effetti speciali utilizzati per le diverse fasi di trucco dell’attore protagonista, Howard Berger e Gregory Nicotero, e alla supervisione del 3D Max Penner, abile nell’aver reso altamente realistici, sia gli schizzi di sangue che il lancio di oggetti diretto verso gli spettatori.

Per quanto riguarda invece la recitazione, oltre all’attore sex symbol Colin Farrell che interpreta Jerry, il seducente vampiro nonchè personaggio principale di questa pellicola cinematografica, troviamo Anton Yelchin nel ruolo di Charlie Brewster, lo studente liceale che tenterà di sconfiggerlo, Toni Collette che impersona Jane, la madre di Charlie, Imogen Poots nel ruolo di Amy, la fidanzata di Charlie, Christopher Mintz-Plasse nel ruolo di Ed, ex amico di Charlie, e ultimo ma non meno importante l’attore David Tennant, che interpreta Peter Vincent, ammazzavampiri e falso illusionista.

Dal punto di vista tecnico, “Fright Night – Il vampiro della porta accanto” sfrutta diversi elementi del linguaggio cinematografico, come le riprese dall’alto della zona in cui abita Charlie, lente panoramiche di un luogo che verrà presto sconvolto da qualcosa di inimmaginabile, primi piani, carrelli, e zoom liberi di procedere avanti, indietro e lateralmente. Altro aspetto importante è dato dalla scenografia, che per gli interni ha usufruito degli Albuquerque Studios, mentre per gli esterni ha scelto Rio Rancho, un villaggio deserto nel New Mexico. Concludendo, una menzione particolare all’arredatore Ben Lowney, per aver disegnato i pregiati oggetti di scena fondamentali per la dipartita di un vampiro, come il “Paletto di San Michele“.

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Selene Virdò