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Siria, Mosca parla di complotto imperialista contro Damasco

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Giuseppe Timpone

Che la Russia di Putin e Medvedev stia giocando una partita tutta sua lo si è capito da tempo. In pochi giorni, a toccare il suolo russo vi è stato il presidente nord-coreano Kim Jong-il, accolto con tutti gli onori dal presidente russo per la sua visita ufficiale. Ma Jong-il è considerato dall’Occidente uno dei peggiori dittatori sulla terra, a capo di ciò che gli USA hanno da tempo inserito nella lista degli “stati canaglia”, ossia fiancheggiatori e collaboratori attivi del terrorismo internazionale e pericolosi per la sicurezza internazionale. Ma in questi mesi è il terreno mediorientale a infiammare i rapporti tra Mosca e Washington. La Russia è fortemente risentita del vento di cambiamento in molti stati arabi e giudica illegale l’intervento Nato in Libia che ha contribuito a travolgere il regime dell’”amico” Gheddafi. Adesso stessa sorte potrebbe attendere la sanguinaria dittatura di Assad, con l’intero Occidente che ha isolato Damasco e le sue azioni di repressione contro la popolazione civile. La confinante Turchia ha di fatto interrotto le relazioni diplomatiche con la Siria, giudicando inattendibile il suo capo.

Ma se la primavera araba sta travolgendo una dopo l’altra gli autoritarismi nazionali, non la pensa allo stesso modo la Russia, che ha inviato in questi giorni un gruppetto di suoi rappresentanti a Damasco per riaffermare la storica amicizia tra i due stati, in particolare in un momento così difficile per Assad.

E la guida della delegazione russa, Andrei Filipov, ricalcando le parole del Cremlino, ha affermato senza indugio che il regime di Assad sarebbe vittima di un complotto imperialista guidato dalle lobby ebraiche e dai neoconservatori americani. Insomma, dietro alle rivolte in tutto il Medioriente ci sarebbero solo e sempre l’America e i suoi alleati. Una cospirazione, dunque, che si alimenta della distorsione dell’informazione dei reporter e dei giornalisti occidentali che documentano la situazione in questi stati secondo logiche di convenienza.

Toni e contenuti che sembrano provenire dalla disciolta Unione Sovietica più che da un Paese formalmente amico dell’Occidente. E giocherà un ruolo del tutto primario anche il clima elettorale a Mosca. A dicembre si terranno le elezioni per il rinnovo della Duma, mentre a marzo ci saranno le presidenziali. E Putin punta a proporre una nuova grande Russia in stile Urss, ma affrancata dal peso ideologico del comunismo.

 

 

 

 

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Giuseppe Timpone