Dopo un vertice di sette ore nella villa di Berlusconi ad Arcore, le forze del Governo di Centro-Destra hanno dato vita ad una nuova Manovra Fiscale. Giusto aggettivarla come “nuova”, perché le modifiche sono così sostanziali da renderla molto diversa da quella fuoriuscita dal decreto del 13 Agosto scorso. La novità più rilevante è l’eliminazione della tassa sui ricchi, cioè del contributo di solidarietà (resterà solo nei confronti dei politici), da applicare sui redditi superiori ai 90 mila e 150 mila euro annui (si pagava un tot in percentuale solo sull’eccedente di queste cifre). Alzare il tetto del reddito delle persone a cui far pagare questo balzello avrebbe reso tale operazione inutile, perché per esempio soltanto lo 0,17% della popolazione italiana dichiara un reddito superiore ai 200 mila euro annui.
La buona notizia è che però il mancato gettito derivante dall’eliminazione di queste entrate potenziali non sarà coperto con l’aumento dell’Iva, che resterà immutata. Inoltre 2 milioni in meno di tagli per gli Enti Locali.
In compenso le Provincie saranno eliminate totalmente (con iter costituzionale, quindi il processo richiederà una tempistica più lunga), con trasmissione dei poteri alle Regioni, ed i Parlamentari dimezzati. Per il raggiungimento del periodo di attività valido per avere diritto alle pensioni di anzianità, non saranno più validi gli anni di militare e/o di corsi di laurea riscattati. Salvi invece i Comuni con meno di 1000 abitanti, ma che dovranno accorpare molte delle proprie funzioni con i comuni limitrofi.
Nuove misure fiscali finalizzate ad eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive (molti strumenti anti-evasione saranno affidati direttamente ai Comuni), nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale nei confronti delle Cooperative.
La maggioranza si dice comunque aperta alla discussione di nuove proposte provenienti dalle opposizioni in Parlamento ed in tal senso restano due gli argomenti principali:
1) Art 8 del precedente decreto sulla deroga dei contratti collettivi nazionale in favore di quelli aziendali.
2) Accorpamento delle festività laiche.
Sul secondo punto un fronte bipartisan composto da membri del Centro-Sinistra, Terzo Polo, ma anche della stessa Maggioranza, rappresentati dal ministro del Turismo Brambilla, sembrano far pensare ad uno stralcio della norma.
Centrodestra irremovibile invece sulla deroga dei contratti collettivi nazionali di lavoro, osteggiata “soltanto” da Pd, Idv e Cgil. L’unica possibile modifica prevede un chiarimento sul fatto che i contratti aziendali debbano essere approvati e sottoscritti non da una qualsiasi rappresentanza sindacale significativa, ma da una che sia collegata ad una delle Sigle Confederali.