L’era di Berlusconi sembra oramai arrivata al termine e i moderati cattolici stanno cominciando a guardare avanti. La componente cattolica della politica vuole ritornare più forte che mai, inneggiando alla riscoperta dei valori propri della tradizione cattolica moderata della politica italiana. Dal meeting di Rimini si è potuta evincere questa tendenza, oltre agli screzi fra Formigoni e Lupi: «Il vero discorso politico è stato quello del Presidente Napolitano. E nella mostra sui 150 anni dell’unità d’Italia per la prima volta si sono superate vecchie posizioni intransigenti, riconoscendo l’apporto fondamentale di cattolici e socialisti. C’è la necessità di guardare oltre gli steccati, di riprendere il meglio della tradizione cattolico-popolare e soprattutto di mettere all’ordine del giorno l’incombente questione sociale…», ha commentato il filosofo Massimo Borghesi.
Nelle ultime settimane è andato a costituirsi un vero e proprio manifesto delle forze cattoliche, visto che sette diverse associazioni del mondo del lavoro di ispirazione cristiana hanno esternato la loro idea di “buona politica”, che deve mettere il bene comune al di sopra di tutto, provvedendo a valorizzare le energie e le risorse dell’Italia e favorendo un ricambio all’interno della classe dirigente, attingendo magari proprio dalle suddette associazioni cattoliche.
Tra i firmatari di questo manifesto ci sono la Compagnia delle Opere, con il suo presidente Benhard Scholz, insieme ai presidenti di Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Acli, e Movimento Cristiano Lavoratori. Il presidente dell’Mcl Carlo Costalli ha dichiarato: «Negli ultimi anni si è finito per considerare i “principi non negoziabili”, cioè la difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione, non come un punto di partenza per l’impegno politico dei cattolici, ma come un punto d’arrivo. Così, si finisce per ridurre l’originalità dei cattolici in politica e si rischia di dare deleghe in bianco, facendosi rappresentare in cambio della difesa di certi valori. È come se, nel Pdl, si fosse riproposto ciò che accadde nel 1913 con il Patto Gentiloni, quando i cattolici, alla loro prima partecipazione alle urne, votarono i candidati moderati che avevano sottoscritto alcuni punti programmatici…».
Anche Costalli parla di “tramonto” e per reagire a questo momento difficile serve «un impegno rinnovato, che non definisca la presenza dei cattolici in politica soltanto con i “principi non negoziabili”. Anche perché oggi, accanto a quelli che per noi restano imprescindibili, ci sono le emergenze del lavoro, della povertà che cresce, di un Paese che ha bisogno di tornare a guardare al futuro». I firmatari del manifesto hanno poi proposto una riforma elettorale che permetta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti: una legge proporzionale con sbarramento «idoneo a limitare l’ingresso in Parlamento solo ai partiti politici che abbiano ricevuto un consenso adeguato». Quello che è nato fra queste associazioni di stampo cattolico non è un vero e proprio partito politico : «Non stiamo costruendo un partito ma siamo un’alleanza sociale decisa a fare la sua parte e a ristrutturare la politica, profondamente scollata dalla società civile», assicurano le associazioni. Certo è che un partito per ora non c’è, ma non è da escludere che si formi nell’immediato futuro.