Gli attimi sono concitati. A Roma c’è nervosismo tra la segreteria di Pierluigi Bersani, perché la svolta delle indagini su Penati e il giudizio che i Pm di Monza hanno espresso sul comportamento “delinquenziale”, che a loro modo di vedere Penati avrebbe tenuto anche dopo l’avvio dell’inchiesta sulle mazzette “rosse”, nonché l’affermazione per cui la recente vittoria del centro-sinistra alle amministrative, specie a Milano, potrebbe rappresentare una ulteriore causa di inquinamento della politica, con l’ampliamento di ciò che chiamano il sistema Sesto, hanno avuto un risalto mediatico notevole e un effetto di deflagrazione, in una situazione che sembrava essere andata in sordina, ma che così non è stato. La nota del PD chiede a Penati che si vada avanti nel processo, ma la speranza dei vertici romani del partito è che la vicenda possa chiudersi in modo diverso. Qui, infatti, non è in discussione tanto il ruolo di Filippo Penati, che certamente dovrà rispondere delle accuse a suo carico, quanto quello di un intero sistema politico-istituzionale-finanziario e imprenditoriale, che vede al centro gli ex DS, oggi PD, tenere le fila di un rapporto tra istituzioni e interessi di alcuni imprenditori amici, nonché con le cooperative.
Queste ultime pensavamo fossero relegate solo alla dorsale appenninica dell’Italia centrale, mentre le esperienze amministrative della sinistra in Lombardia, oggi oggetto di indagini, hanno evidenziato una capacità politica di farsi rappresentanti di interessi particolari, ovunque si amministri in Italia.
Una grana molto difficile da scansare per il Partito Democratico, in una fase in cui nel Paese monta una forte rabbia popolare contro la “casta” politica e che il PD avrebbe forse anche voluto cavalcare in funzione anti-governativa. Oggi non può più. Bersani sarà costretto ad essere accusato di stare mani e piedi dentro un sistema politico degradato; le scuse di una presunta diversità politica, come ha recentemente affermato il segretario, non solo non reggono, ma hanno l’aria di chi gira la testa da un’altra parte e con presunzione.
I Pm di Monza insistono sulla richiesta di arresto per Filippo Penati. Probabile che ciò non avvenga, dato che l’uomo è stato accusato di corruzione e non di concussione, reato più grave per il codice penale. Se le manette dovessero scattare, l’incubo di un impatto mediatico rovinoso per la sinistra si materializzerebbe e si aggiungerebbe al già grave danno politico per avere perso la personalità più interessante del PD lombardo.