PD diviso su sciopero generale Cgil, quarantenni in rivolta

Ancora una volta, l’ennesima, il Partito Democratico viene dilaniato da una frattura interna piuttosto seria, perché riguarda l’ultima iniziativa del segretario Pierluigi Bersani, che un po’ a sorpresa ha spiazzato tutti nel partito e ha annunciato che aderirà allo sciopero generale proclamato dalla Cgil il 6 settembre. Non è andata giù la svolta operaista al fronte veltroniano e a quello dei cosiddetti quarantenni. Questi ultimi hanno già presentato un documento, a firma Stefano Esposito, Antonio Misiani e Antonio Boccuzzi, che lancia un appello alla base affinché non aderisca all’iniziativa della Cgil di Susanna Camusso, che rischia di dividere l’unità sindacale, faticosissimamente raggiunta il 28 giugno scorso, in occasione della firma sulla riforma del contratto. Soprattutto, non va giù all’ala più moderata del PD che Bersani si sia messo a rincorrere Di Pietro, che con le sue giravolte, per cui un giorno è moderato e l’indomani è radicale, rischia di fare schiantare i Democratici contro una mancanza di linea politica coerente.

Ma l’obiettivo del fronte anti-sciopero è quello di ricercare un maggiore consenso interno e spostare più al centro la linea politica della segreteria di Bersani, eterno indeciso sul da farsi.

E le critiche al segretario provengono proprio dalle nuove leve del PD, quei quarantenni che aspirano a un rinnovamento interno, già oggi distanti dalle vecchie logiche di Botteghe Oscure e lontani dalla sinistra berlingueriana e sindacalizzata degli anni scorsi. Si punta a fare firmare il documento ad alcuni big del PD, tra cui l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, all’ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati, nonché al presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti e al sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Se tali firme dovessero arrivare, sarebbe più di una grana per Bersani, che si ritroverebbe contro la folta area veltroniana dentro il Parlamento e tra i più importanti amministratori locali del suo stesso partito, sia in carica che non.

Tornano in auge le storiche tensioni nel centrosinistra, tra ala massimalista e ala riformista, tra chi crede nella progettualità del dialogo e tra chi ritiene che il partito debba ricercare il consenso nelle piazze anti-governative.

E fa specie che a contrastare l’idea dello sciopero generale ci sia anche quell’Antonio Boccuzzi, ex operaio e sindacalista Uil, sopravvissuto alla tragedia della Thyssen, che però cerca di prendere le distanze da una linea ritenuta inutilmente intransigente e rischiosa, quella di Bersani-Camusso.

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