La Russia entrerà nell’euro? Domanda fantascientifica o interrogativo serio? A sentire le parole di Mikhail Prokhorov, un ricco miliardario e polico vicinissimo al Cremlino, la cosa sarebbe tutt’altro che una bizzarria di certa stampa. Già qualche anno fa era stato il premier Berlusconi a sostenere della necessità di un ingresso della Russia di Putin nell’area euro, ma restò solo una bella intenzione pubblicamente divulgata. Ma adesso Prokhorov, che sosterrà Putin alle politiche di dicembre con un suo partito, afferma che tale soluzione potrebbe essere l’asso nella manica dell’attuale premier russo, che dopo la parentesi Medvedev cerca il suo terzo mandato. E la questione, per quanto frutto della volontà di aprire un colpo di scena in piena campagna elettorale, in realtà vuole essere una prospettiva seria di un Paese che è alla ricerca di un ancoraggio stabile alla crescita della sua economia.
La Russia, 2009 a parte, cresce da anni al ritmo tra il 5 e l’8% all’anno. Quest’anno e il prossimo, la crescita del pil sarà del 4%, malgrado le tensioni sui mercati finanziari di mezzo mondo. Ma dopo la crisi di fine anni Novanta, i russi hanno rilanciato la loro economia, sotto la guida di Putin, guardando all’Europa, cercando di esportare gas e petrolio soprattutto nel Vecchio Continente.
E tale formula ha funzionato, anche grazie alla forte stabilità politica che il nuovo Zar ha saputo imprimere a Mosca. Ed è intensificando questi rapporti commerciali che la Russia intende aumentare la sua crescita, fino anche al ritmo del 12% all’anno, sostiene Prokhorov. Per questo, Putin riterrebbe che la soluzione idonea a questa maggiore integrazione euro-russa, sia l’adozione di una moneta unica con l’Eurozona. Già un anno fa, a Berlino, Putin aveva detto simili cose, ricordando come il dollaro non sia più la valuta principale di riferimento per il pianeta, auspicando che l’euro possa essere adottata come valuta per le transazioni internazionali.
Una sfida a Washington, chiaramente, in pieno stile neo-imperialista russo. Ma anche la volontà di guardare a Ovest, verso quell’Europa che per Mosca può rappresentare lo sbocco tanto ricercato nell’era post-sovietica a una sua dimensione geo-politica, compatibile con le sue aspirazioni a superpotenza rivale degli USA. E chissà che questa notizia non possa essere un tonificante per un’Eurozona in piena crisi esistenziale.