Spagna, l’era Zapatero finisce con i papa-boys

Tra poco meno di tre mesi Luis Zapatero non sarà più premier spagnolo e questo indipendentemente da come andranno le elezioni anticipate al mese di novembre. Ha deciso, infatti, di non ripresentarsi più alla guida dei socialisti dello Psoe, travolto da un’ondata di impopolarità, dai tratti anche rabbiosi, di quanti lo accusano di non avere saputo gestire la drammatica crisi che ha fatto sprofondare la Spagna in un abisso di disoccupazione ai massimi dalla fine del franchismo nel 1976. L’uomo che ha incarnato il disegno laicista spagnolo, interrotto dalla guerra civile del 1936-’39, che portò al potere Francisco Franco, l’uomo che ha sfidato la Chiesa cattolica e l’elettorato moderato, con leggi considerate piuttosto progressiste anche in stati che tendenzialmente lo sono da sempre, come l’Olanda, adesso non solo è costretto a non ripresentarsi, ma anche a non “infastidire” gli elettori della stessa sinistra con la sua presenza, considerata scomoda e sgradita.

E così qualche ora di piacevole relax e dai toni cordiali è stata trascorsa in compagnia di Papa Benedetto XVI, con cui i rapporti sono ad oggi stati inesistenti. Malgrado le diffidenze reciproche, forse Zapatero ha potuto confrontarsi con il clima disteso e tollerante delle gerarchie vaticane e cattoliche tanto detestate, rifuggendo dalle urla delle piazze degli indignados, che vorrebbero vedere tutti i politici e dirigenti pubblici in galera, o peggio, alla forca.

Ma la distensione del clima con il Ponefice è data dal fatto che egli tra tre mesi sarà già nel dimenticatoio, lontano dalle scene politiche di Madrid, mentre i sondaggi dicono che il prossimo premier sarebbe il cattolico del PPE, Mariano Rajoy. E la folla di 600 mila giovani che ha accolto Benedetto XVI a Madrid per la via Crucis potrebbe essere la prova generale del ritorno al potere di una classe politica di fedeltà cattolica che riporti la Spagna nell’alveo degli stati roccheforti della tradizione del cattolicesimo.

Gli indignati hanno cercato di rovinare la festa, di buttarla in rissa, con quello che forse può essere considerato l’ultimo colpo di coda del laicismo socialista, ma non ci sono riusciti e verso di loro è svanito quel clima di comprensione, che pure c’era stato agli inizi della protesta. La Spagna sta voltando pagina. Lo zapaterismo è finito certamente, ora bisognerà attendere che arrivi la nuova fase, che forse sarà di Rajoy.

 

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