Torna in discussione il tema delle pensioni nell’ambito della manovra economica progettata dal governo: età pensionabile delle donne e pensioni di anzianità potrebbero essere modificati. Anche la Lega, nonostante si professasse fino a qualche giorno fa contraria ad infierire sulle pensioni, si è dimostrata aperta ad un dialogo su questi temi. Il partito di Bossi avrebbe pensato ancora ad una stretta sugli enti locali, che però stanno facendo sentire la loro voce. Prevista infatti per il 29 di Agosto una manifestazione dei Comuni a Milano contro i tagli ai danni degli enti locali.
Nonostante la Lega fosse intransigente su alcuni punti, Bossi ha dichiarato: «Il punto debole della manovra sono gli enti locali». Sul tema della previdenza sociale si è espresso il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta: per lui, la riforma delle pensioni e dell’età pensionabile delle donne sarebbe una «grande occasione da non perdere» e che si potrebbe trovare per questo «una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo».
Secondo alcune fonti tecniche, quello che potrebbe arrivare accelerando l’adeguamento dell’età pensionabile delle donne sarebbe la cifra di circa 1 miliardo di euro ogni anno. Invece, con la revisione dei requisiti per le pensioni di anzianità arriverebbero 800-900 milioni di euro annui. Mario Ferrara, esponente delle Forze del Sud parla delle pensioni di anzianitò come di «uno strascico del socialismo reale italiano». Giuliano Cazzola, del Pdl, ha dichiarato invece, vista la posizione della Lega: «Spero che la Lega si renda conto che non è vero che toccare le pensioni di anzianità vuol dire toccare la povera gente». Per la radicale Emma Bonino del Pd, da sempre impegnata per la difesa dei diritti delle donne, l’aumento dell’età pensionabile deve essere accompagnata da misure che favoriscano l’accesso alle donne nel mondo del lavoro e da un miglioramento del welfare; per la Bonino le donne sono «cittadine di questo Paese e non colf nazionali in sostituzione degli ammortizzatori sociali che non ci sono».
Un’altra proposta è quella di spalmare il tfr nelle buste paga, anche se hanno espresso le loro perplessità a questo riguardo sia alcuni sindacati, come la Cisl, sia la Confcommercio. L’ipotesi tanto paventata in questi giorni di uno scudo fiscale bis è stata invece smentita dal governo: il ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, riferisce che «al momento il governo non sta studiando questa ipotesi».