L’idea demenziale della Tobin Tax è un suicidio per l’Europa

Il vertice franco-tedesco è stato definito un nulla di fatto da parte di un pò tutta la stampa internazionale, ma a rigor di logica ha avuto un effetto, per quanto contrario ai voleri dei protagonisti dell’incontro, ha creato un clima di allarme e scetticismo tra le borse europee. Un bel risultato, in una fase in cui si tenta di ristabilire la fiducia degli investitori. Oltre alla vaghezza delle pseudo-decisioni di Merkel e Sarkozy (ma con quale mandato?), il boomerang vero e proprio ha assunto il nome della Tobin Tax. Trattasi di una tassa sulle transazioni finanziarie, che francesi e tedeschi vorrebbero imporre in Europa, in modo da ottenere fondi e possibilmente di frenare gli investimenti a fini speculativi.

La reazione dei mercati è stata negativa e la proposta franco-tedesca è stata accolta ovunque con scetticismo. Primo, perchè una tale tassa non ha senso, se non viene applicata in tutto il pianeta. Basta, infatti, che una o più piazze finanziarie non applichino la tassa, che gli investimenti vanno a spostarsi proprio lì, con una fuga dai mercati in cui il balzello venisse applicato. Un suicidio per l’Europa, che è, al contrario, alla ricerca di investitori e che con la Tobin Tax sarebbe investita da un deflusso di capitali.

Secondo: imporre una tassa sulle transazioni finanziarie non allevia la speculazione, ma semplicemente abbassa i volumi di scambio, rallenta le operazioni, diminuisce la liquidità nel sistema e rende i mercati meno efficienti, ossia meno in grado di recepire tramite prezzi i movimenti patrimoniali e reddituali sottostanti ai titoli.

Non è un caso che la Svezia l’abbia introdotta nel 1984 e poi abrogata nel 1991. E parliamo di un Paese socialdemocratico. Merkel e Sarkozy ci facciano il piacere di inventarsi qualcosa di positivo che non un harakiri fiscale.

 

 

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