GB, carcere e lavori sociali per i fan dei riottosi su Facebook

In Gran Bretagna non si va per il sottile. Il Paese delle libertà civili e della democrazia, che è sempre stato un punto di riferimento per chiunque, nei secoli, abbia subito persecuzioni per le sue idee, quali che esse fossero, è però anche l’esempio di uno stato forte in cui non è concesso a nessuno rompere le regole della civile convivenza. Libertà sì e tanta, ma chi sbaglia paga e pure tanto. Pensate cosa sarebbe successo se in Italia un giudice avesse condannato un ragazzo per avere istigato altri alla violenza. Si sarebbe gridato allo stato fascista e il solito tam-tam intellettuale sui giornali avrebbe triturato la sentenza. D’altronde, soltanto un mese fa a Genova, centinaia di persone si recavano a commemorare ciò che consideravano un eroe, un esempio, quel Carlo Giuliani, ucciso da un proiettile di un poliziotto dopo aver messo a ferro e fuoco la città insieme a migliaia di altri giovani, nonchè mentre tentava di colpire l’auto della polizia con un estintore. Un episodio senz’altro triste, ovvio. Ma cosa c’entra con atti di eroismo o di esempio per i giovani?

E così da Londra, in meno di una decina di giorni, 1300 riottosi, che avevano messo a dura prova la Metropolitan Police di Londra, ma anche poi di altre città inglesi, come Birmingham, sono stati condannati a pene dure, anche come nel caso di un ragazzo-bambino di 11 anni, il quale ha subito la pena detentiva di 4 mesi.

Eccessivo? Non è ancora tutto. Due ragazzi di 21 e 22 anni, Jordan Blackshaw e Perry Sutcliffe-Keenan, sono stati condannati a 4 anni di carcere, per avere postato su Facebook messaggi di invito e sostegno alla rivolta. I due giovani e gli stessi avvocati sono rimasti scioccati, ma tant’è. In particolare, il primo aveva creato una pagina, che secondo gli investigatori sarebbe servita quale luogo virtuale di incontro per diversi facinorosi. Il ragazzo si è difeso sostenendo che la cosa era nata per scherzo e che comunque l’invito non era stato raccolto da nessuno. Nessuna importanza: c’è stato sostegno alla violenza.

Un diciassettenne, invece, è stato condannato a 120 ore di lavori sociali e a un anno e tre mesi di coprifuoco serale per avere scritto su facebook che “è ora di ribellarsi, la polizia sta distruggendo la nostra città. Forza riottosi”. Pagherà carissimo questo post e a poco è valso anche la sua scusa che si trattasse di uno scherzo.

Gli inglesi sono noti per il loro senso dello humour, ma non scherzano sempre. E i fatti di Londra dovrebbero essere un esempio di come la giustizia possa essere celere e doverosamente dura con chi cerca di distruggere la civile convivenza. Nessuna libertà giustifica la violenza. Nessuna libertà può essere tutelata se si rompono le regole del vivere comune.

 

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