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USA, perchè l’identikit di Rick Perry è quello del perfetto presidente

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Giuseppe Timpone

Parliamoci chiaramente. A guardare gli USA da casa nostra, non siamo mai in grado di capire quali siano i personaggi in ascesa e quali in forte discesa. Soltanto tre anni fa, quasi nessuno conosceva il nome di un certo Barack Obama, se non qualche accanito osservatore delle faccende politiche americane. E d’altronde è anche normale che sia così, dato che le carriere politiche negli USA si costruiscono negli States, lontani dalle telecamere e i riflettori internazionali. E anche questa volta, faremmo bene a tenere in mente un nome su tutti gli altri: Rick Perry. Si tratta dell’attuale governatore del Texas, già al terzo mandato consecutivo, che sabato scorso nello stato del South Carolina è sceso ufficialmente nell’arena delle primarie del Partito Repubblicano, ambendo a sfidare Obama alle presidenziali del novembre del 2012. Senza nemmeno avere ancora speso un dollaro in campagna elettorale, lo stesso giorno otteneva il 4% nello straw poll dell’Iowa, quando il suo nome non appariva neanche sulle schede elettorali, ma è stato aggiunto a matita da 700 elettori.

Cosa significa? Che Rick Perry, molto probabilmente, sarà lo sfidante di Obama alle presidenziali e le sue chances di vittoria, al netto dell’impopolarità del presidente, sono molto alte.

Conservatore come Sarah Palin, è però considerato adeguato sotto il profilo istituzionale. Si pensi che Margaret Thatcher si è rifiutata nel 2008 a farsi fotografare con lei in Gran Bretagna, considerandola una “matta”. Rispetto poi all’altro favorito alla corsa dei Repubblicani, Mitt Romney, esercita un forte appeal sugli elettori e suscita entusiasmo. Figlio di due agricoltori poveri dell’ovest del Texas, Paint Creek, è cresciuto tra le fattorie e i campi di cotone, con un’infanzia molto difficile da un punto di vista economico. Ma ha studiato e si è laureato all’università statale del Texas, in scienze zoologiche, per poi arruolarsi nell’aviazione militare.

Entrato in politica negli anni Ottanta come Democratico, si è convertito al Partito Repubblicano, ottenendo un immediato successo elettorale, riuscendosi a farsi eleggere alla Camera dei Rappresentati del Texas. Da allora, la sua è sempre stata una sfida con l’estabilishment del partito. Propugna politiche molto liberiste ed è contrarissimo all’intervento statale in economia e allo stato spendaccione, come lo fu anche sotto George W.Bush.

Non solo può vantare successi incredibili nel suo stato, anche in piena recessione negli USA, ma sbaglia chi pensa di associare la sua figura a quella di Bush. Egli è un uomo che si è fatto da sè e ovunque è andato è stato foriero di successi. I dati sull’occupazione texana saranno un tormentone da qui all’anno prossimo. Potrete scommetterci.

 

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Giuseppe Timpone