La manovra lacrime e sangue varata in fretta e furia dal Governo per sollevare l’Italia dalla crisi non piace proprio a nessuno: contro il decreto non si sono lanciati solo gli esponenti delle opposizioni e le parti sociali ma anche alcuni rappresentanti della maggioranza. E mentre, in attesa del suo approdo in Parlamento previsto oggi al Senato, si fanno già ipotesi su come modificarla, con Berlusconi che esclude il ricorso alla fiducia proprio per dare la possibilità di attuare alcuni cambiamenti, tra i ministri dell’esecutivo non mancano bordate reciproche. L’ultima in ordine di tempo è l’invettiva che il leader della Lega Umberto Bossi ha lanciato contro Brunetta: il ministro delle Riforme dal palco della festa della Lega a Ponte di Legno ha attaccato a muso duro il suo collega della Pubblica amministrazione.
Bossi ha spiegato come è nata la manovra e come ha impedito con tutte le armi a sua disposizione che venissero toccate le pensioni: “Durante il Consiglio dei ministri – ha raccontato il senatur – Bankitalia ha telefonato a Brunetta per far tagliare le pensioni e io gli ho detto: nano di Venezia non rompere i coglioni“.
Dallo stesso palco Bossi ha anche dato ragione a Maroni sulla necessità di salvare i Comuni, ma non andando contro alla direttive della Bce: “Oggi ho avuto un problema di coscienza – ha detto il ministro – salvo i poveracci o i Comuni? Ho pensato che gli Enti Locali se la cavano, possono introdurre una tassa di scopo, devo salvare i poveracci che hanno lavorato tutta la vita”. Il leader del Carroccio è poi tornato a parlare della Padania e della necessità della separazione dal resto d’Italia: “Il Paese sta cambiando ma è troppo tardi per evitare l’arrivo della Padania. Con una moneta forte la Padania ce la può fare, ma non il sud”. Le parole di Bossi non mancheranno di suscitare ulteriori polemiche e divisioni all’interno della stessa maggioranza che già avrà difficoltà a far passare la manovra in Parlamento, visto anche la posizione assunta dai cosiddetti “frondisti” che hanno annunciato la presentazione di una manovra alternativa; una manovra dove non sarà presente il contributo di solidarietà ma l’aumento di un punto percentuale dell’Iva, la dismissione di gran parte del patrimonio immobiliare dello Stato e l’innalzamento dell’età pensionabile.
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L’aria che si respira all’interno della maggioranza non è quindi delle più serene e al momento sembra che l’unica cosa che tenga ancora in vita il governo sia proprio la crisi che sta attanagliando il Paese.