Mancano solo un paio di mesi alle prossime elezioni presidenziali in Argentina. L’attuale presidente Cristina Fernàndez de Kirchner, moglie del defunto presidente Nestor Kirchner, è alla ricerca del suo secondo mandato. In effetti, la storia personale e quella politica della “presidenta”, come viene qui chiamata, si intrecciano. Il marito espletò due mandati tra il 1999 e il 2007. Sotto di lui è avvenuto il primo default della storia mondiale moderna. L’Argentina, infatti, a fine 2001 si dichiarò insolvente e ci andarono di mezzo, tra gli altri, 400 mila investitori italiani, che ci hanno rimesso qualcosa come 14 miliardi di euro, con strascichi giudiziari che proprio in questi giorni stanno ottenendo alcuni riscontri in favore degli obbligazionisti, sebbene siamo ancora a una fase molto preliminare del potenziale processo. Finito il doppio mandato, essendo vietata una terza rielezione, fu la moglie a sostituire Kirchner per la corsa alle presidenziali del 2007 e vinse, con la strategia di candidare il marito alla fine del suo mandato, ossia nel 2011.
Ma il destino volle che a metà del mandato della presidenta, Nestor muore e, pertanto, la moglie sarà adesso “costretta” alla rielezione.
E ieri si sono svolte le elezioni primarie che per la prima volta si sono tenute in forma obbligatoria e ampia, portando alle urne 19 milioni di elettori. A dispetto di chi temeva un calo di popolarità della Kirchner, la donna si è imposta con oltre il 50% dei consensi con il suo “Frente para la victoria”, che rappresenta l’ala socialista del partito peronista. Staccato clamorosamente il candidato neo-liberista Ricardo Alfonsìn, che raccoglie solo il 12,7% dei voti, così come Eduardo Duhalde ne ottiene solo il 12,6%. Dunque, Cristina Kirchner è destinata a un secondo mandato, anche in considerazione del boom economico che l’Argentina sta vivendo, soprattutto grazie all’aumento dell’export, trainato dal rialzo dei prezzi delle materie prime, come la soia, che qui vengono prodotte.
Il pil cresce a un ritmo del 10% all’anno. Un successo enorme, da un punto di vista elettorale per la Kirchner. Ma gli analisti guardano con preoccupazione alla corsa dell’inflazione, che già è alta, secondo le cifre ufficiali, viaggiando intorno al 9%, ma le statistiche più credibili parlano di un tasso galoppante al 25% annuo.
Poco importa politicamente parlando. La presidenta, aldilà dei suoi stessi meriti, non sembra avere rivali.